Arena Rock a San Vincenzo. Danni irreversibili per un evento effimero. Siamo certi che un concerto di Vasco Rossi possa essere un’occasione di svago per molti trentini, ma è quantomeno dubbio che apporti un significativo contributo alla loro evoluzione culturale: non si comprende, quindi, perché il governo provinciale s’improvvisi impresario musicale, perda tempo e investa cospicue risorse pubbliche quando avrebbe problemi ben più gravi e urgenti da risolvere.
Si sostiene che le spese (pubbliche) saranno compensate dalle ricadute (private) sul territorio, ma il pareggio tra entrate e uscite appare inverosimile. I soli a trarne sicuro profitto sono il cantante e il suo entourage: basti dare un’occhiata all’accordo (riservato!) in cui la Giunta provinciale s’impegna a organizzare ogni dettaglio, inclusi l’elitrasporto, l’ospitalità gratuita per tutti gli addetti, l’acquisto dei biglietti invenduti e persino la dedica al Divo di un luogo pubblico, a perenne memoria dell’evento.
Un pessimo affare, tutto sommato: un danno per la collettività, forse generato da un’ansia provinciale, da un complesso d’inferiorità che si vorrebbe superare scimmiottando imprese che, se altrove appaiono di dubbia utilità, in Trentino sono del tutto insensate.
Ma il fatto non sarebbe così grave se per la cosiddetta “Arena rock” – che dovrebbe essere inaugurata dal recordman mondiale di pubblico pagante – non si sacrificassero 27 ettari di campagna: non solo un ingente consumo di prezioso suolo agricolo ma anche la dissennata erosione dell’ultimo frammento di campagna che separa Trento da Mattarello, ormai prossimi a fondersi in un unico mostruoso continuum suburbano lungo più di 17 km.
Inutile invocare il piano regolatore che vi voleva insediare le caserme dell’esercito: venuta meno quella sciagurata previsione, il terreno doveva rimanere agricolo. E invece, ostinatamente: prima un ospedale, poi lo stadio e adesso l’Arena Rock. Ma una volta concluso l’evento – si spera senza troppi danni e disagi – che si farà di un luogo attrezzato per ospitare un quarto della popolazione trentina? Siamo proprio certi che trasformare quell’ultimo tratto di campagna in una sorta di Woodstock permanente sia un’idea intelligente? Non s’era detto di smettere di consumare suolo agricolo? Non s’era detto che il paesaggio va rispettato?
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Il Consiglio direttivo