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CGIL CISL UIL – TRENTINO * FRENATA INFLAZIONE: «POSITIVO IL RALLENTAMENTO, MA C’È IL RISCHIO CHE SUL DATO INCIDA IL CALO DEI CONSUMI»

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13.56 - giovedì 16 maggio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Frenata inflazione. Ad aprile indice negativo in Trentino. Resta ancora elevato il livello dei prezzi dei prodotti alimentari e di turismo e ristorazione. Cgil Cisl Uil: “Positivo il rallentamento, ma c’è il rischio che sul dato incida il calo dei consumi”.

Ad aprile l’Istat registra una decrescita dei prezzi in Trentino. L’ultimo dato sull’inflazione per la nostra provincia ha il segno meno davanti ed è pari a -0,2% sia su base annua sia rispetto all’anno precedente. In questo modo il Trentino si colloca sotto la media nazionale che si attesta, invece, allo 0,8% e comunque sotto la provincia di Bolzano, dove seppur in frenata l’inflazione fa registrare un +1%.

Il dato locale è il segno che la corsa dell’inflazione, almeno per il momento, si è fermata e siamo di fronte ad un netto raffreddamento dei prezzi. A determinare questa dinamica è il marcato calo dei costi energetici che in provincia nell’ultimo anno si è ridotto di 15,4 punti percentuali. La stessa cosa non si può dire per i beni alimentari che, seppur a ritmo meno marcato, continuano comunque a crescere: ad aprile l’aumento tendenziale su base annua è stato del 2,2%, nei primi quattro mesi dell’anno l’inflazione media per questi beni si è attestata comunque al 7,1%.

Duplice la lettura che danno i sindacati. Pur ammettendo che il raffreddamento dell’inflazione è un dato positivo, Cgil Cisl Uil ricordano che da tre anni il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati è fortemente sotto-pressione per l’aumento dei prezzi, che ha riguardato soprattutto beni primari non comprimibili come la spesa alimentare, i costi abitativi ed energetici. “Con questo primo dato negativo, dunque, le famiglie non sono più ricche né hanno maggiori capacità di spesa visto che le retribuzioni nel tempo non sono cresciute e il gap che si è ampliato considerevolmente tra il 2021 e il 2023 è ancora lontano dall’essere colmato”, dicono i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

Il tema – per le tre confederazioni – è quanto l’impoverimento delle famiglie e l’indebolimento hanno influito su questa dinamica. “E’ fuori dubbio che lavoratori e pensionati hanno reagito alla contrazione del potere d’acquisto tagliando dove possibile i consumi e questo inevitabilmente riduce la domanda interna ed è una dinamica a cui prestare molta attenzione”. Il rischio concreto è che la debolezza dei salari riduca ulteriormente la crescita. Considerazioni che il sindacato auspica trovino spazio al prossimo incontro del tavolo sulla questione retributiva in Trentino in programma per fine mese, ma anche nell’ambito di un confronto non più rinviabile sulle misure di sostegno alle famiglie, dall’assegno unico alla casa.

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