Non è stata astrattamente rievocata una tragedia, ieri sera a Tesero. Don Albino Delleva, celebrando la Messa nella Chiesa di Sant’Eliseo profeta, ha voluto invitare la comunità a tenere sempre davanti i volti veri delle 268 vittime del disastro di Stava: erano ragazzi, bambini, nonni, padri, amici, fratelli. Vite umane, storie spazzate via impietosamente dall’onda originata dalla rottura dei bacini minerari di Prestavèl.
C’erano anche le autorità civili e militari, a questa commossa commemorazione numero 39, “officiata” dalla sindaca Elena Ceschini. C’era in particolare il presidente del Consiglio provinciale, Claudio Soini, e c’era l’assessore Mario Tonina, entrambi a incarnare la presenza e la partecipazione dell’Autonomia trentina. Presenti anche i consiglieri provinciali Maria Bosin e Walter Kaswalder.
Toccante è stato il riconoscimento a Giuliano Vaia, che in quel luglio 1985 comandava i vigili del fuoco chiamati a fronteggiare l’inferno d’acqua. Don Delleva ha pronunciato parole ripetute tante volte e sempre autentiche: insipienza, irresponsabilità dell’uomo, economia che uccide, sofferenza, disperazione.
Presente anche il Comune di Longarone con il suo sindaco, un gemellaggio cementato per sempre da due disgrazie connotate dall’enormità. Ed ora si guarda al 40°, se ne occuperanno attivamente la Fondazione Stava 1985 e l’Associazione 19 luglio Val di Stava, presieduti da Graziano Lucchi e Clemente Deflorian.
