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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * LAVORI AULA MATTINO: “MANOVRA ASSESTAMENTO, APPROVATO IL RENDICONTO”

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13.46 - martedì 23 luglio 2024

Consiglio, manovra di assestamento: approvato il rendiconto. In Consiglio è stato approvato il ddl n. 34/XVII sul rendiconto con 19 sì 14 no. Via anche alla discussione sul consolidato che si chiuderà nel pomeriggio.

Le opere sono solo un “film” della Giunta
Partita in mattinata in Consiglio la discussione generale sulla manovra di assestamento. Primo intervento, sul rendiconto, quello di Paola Demagri (Casa Autonomia) la quale ha riconosciuto che la Pat è un ente ancora economicamente in salute anche grazie alla ripresa. Ma i cittadini spesso lamentano un calo dei contributi e molte aspettative non vengono esaudite e ciò induce di conseguenza a pensare che i soldi ci sono solo per alcune zone del Trentino e per alcune categorie. In effetti, ha aggiunto Demagri, alcune aree sociali non sono state presidiate: come la solidarietà e la lotta alla povertà.

Nel rendiconto si afferma che le infrastrutture hanno favorito alla crescita. Ma, ha detto ancora, questo è un “film” che la Giunta si è fatta perché opere non se ne sono viste. Ci sono i commissari, ma le infrastrutture (al di là di quelle messe a terra o progettate da altre Giunte) non ci sono e quindi non possono aver contribuito all’aumento del Pil. Quindi, la consigliera di Casa autonomia ha annunciato il suo no al ddl del rendiconto.

Ci sono più sogni che realizzazioni.

Francesco Valduga (Campobase) ha affermato che il rendiconto rappresenta la differenza tra ciò che si era programmato e ciò che si è realizzato. E’ una fotografia, quindi, che ha un valore politico. Questo rendiconto, ha aggiunto, ha il limite di collocarsi tra due legislature, però è chiaro che l’avanzo non può non essere sottolineato al di là delle motivazioni tecniche. Inoltre, c’è una narrazione e c’è una realtà molto meno favorevole.

Ci sono più sogni che realizzazioni. Sogni dentro i quali c’è anche qualche incubo: Valdastico e i problemi della sanità. Resta il fatto, ha aggiunto, che le risorse ci sono e ci sono per un Pil più alto del previsto fatto per il quale non si può che essere contenti perché dimostra che il sistema economico regge. Ma, i dubbi vengono quando si racconta che questo dato positivo c’è grazie alle scelte della Giunta e lo si paragona al rallentamento del Sudtirolo che è dovuto, in realtà, alle difficoltà del mondo tedesco.

Tema centrale, per Valduga, è quello dell’autonomia finanziaria. Partita che non si può dichiarare chiusa perché c’è, ha ricordato, un dopo 2027. E se pensiamo la nostra autonomia come più efficiente dello Stato, ciò significa fare le riforme. Ma in questi sei anni di governo del centro destra non se ne sono viste a partire da quella della pubblica amministrazione.

Pa che avrebbe bisogno, secondo il capogruppo di Campobase, di una scuola specifica che formi operatori del settore pubblico, di una classe dirigente autonomista. Valduga ha detto inoltre che, chiuso l’accordo di San Michele, non si è raggiunta la piena autodeterminazione finanziaria. Serve invece la compartecipazione anche da parte dello Stato in particolar modo per la realizzazione del nuovo ospedale universitario che servirà un territorio più ampio di quello Trentino.

Infine, ha auspicato che venga meno l’atteggiamento ondivago nei confronti di Bruxelles che ha definito di “lotta e di governo” nei confronti dell’Europa. Valduga, infine, ha dichiarato il no del suo gruppo al rendiconto proprio perché c’è, a suo parere, una evidenza discrepanza tra racconto e realtà e per delle carenze di metodo.

Il saldo di cassa non è un buon segno.

Filippo Degasperi (Onda) partendo da un dato del rendiconto; il saldo di cassa che è di 3 miliardi 814 milioni. Dato in crescita rispetto ai 3,5 miliardi dello scorso anno e che pone un interrogativo sulla capacità di realizzazione delle opere. Già la Corte dei Conti, ha ricordato, si è accorta che tra il 2018 e il ‘22 la liquidità di cassa è raddoppiata e la Pat aveva risposto che sì, in realtà, si parla di opere pubbliche ma poi non si fanno perché i tempi sono lunghi, biblici.

Di fatto rispetto a quello del 2018 il saldo è raddoppiato, ma infrastrutture non se ne vedono: la Loppio – Busa è in ritardo, la circonvallazione di Torbole non è neppure pensata e anche piccole infrastrutture come il sentiero delle Busatte rimane chiuso. I 400 milioni per l’ospedale, ha detto, si sono presi dai soldi destinati ai prossimi bilanci e si sono messi tutti sul 2024. Il cronoprogramma parlava di luglio 2024 per entrare nella fase operativa, ma non si è ancora fatto nulla.

In Alto Adige la liquidità di cassa è 2 miliardi e 3, in calo rispetto al 2023. Non solo, ha aggiunto l’esponente di Onda, nonostante una così ampia liquidità sia in crescita si ricorre al debito. Riguardo la crescita è vero che c’è stata ma va messo nel conto che abbiamo attraversato un periodo di “vacche grasse”, dal punto di
vista macroeconomico (gli allentamenti dei vincoli di bilancio) che però sta terminando.

Ma, ha aggiunto Degasperi, dove è andata la ricchezza? Bank Italia parla della riduzione del reddito, e le Alci hanno messo in evidenza che il potere d’acquisto si è contratto. Si segue il resto d’Italia dove il 5% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza, e nonostante ciò in campo sanitario spingiamo sulla sanità privata che contribuisce a contrarre ancora di più il reddito. Sì sbandiera il rinnovo dei contratti del settore pubblico che non rappresenta un regalo ma un obbligo. E non si parla di come si sono chiusi questi rinnovi.

Inoltre, la Pat fa poco o nulla nel settore privato. Ci sono stati casi di aziende blasonate che sono venute in Trentino solo per applicare condizioni peggiori rispetto alle altre sedi del resto d’Italia. Poi c’è il tema degli appalti, ha aggiunto, dove la Provincia è riuscita a comprimere i salari al punto che nella sanità ci sono retribuzioni orarie inferiori ai 7 euro. Si vedrà cosa accadrà con l’appalto del Cup. Insomma, per Filippo Degasperi, si fa la retorica dei salari mentre si esternalizzano i servizi.

Quindi, per Degasperi, si deve introdurre un salario minimo di 10 euro. Anche perché i dirigenti delle partecipate percepiscono ricchissimi emolumenti, come dimostra il fatto che nessuno lascia le spa della Pat. Sul piano delle entrate, ha ricordato che la maggioranza di Fugatti ha cancellato l’esenzione dell’addizionale Irpef per 4 anni perché, diceva il presidente, si trattava di un caffè al giorno. Quindi, ha auspicato Degasperi, si dovrebbe spiegare il perché di questo radicale cambio di posizione.

Nel 2025 la Pat prevede di incassare 11 milioni in più di addizionale e 125 di Irpef e ne rende ai cittadini solo 13. Quindi, ha aggiunto, si poteva fare di più anche dal punto di vista qualitativo prevedendo la gradualità dell’applicazione sul modello dell’Alto Adige. Un assestamento così corposo, ha detto ancora, non è un segno positivo perché rivela che la programmazione si è dimostrata scorretta. In Trentino si sta inseguendo la realtà.

Le opere sono solo sulla carta.

Paolo Zanella (Pd) ha criticato la “narrazione” del Presidente secondo la quale il Pil è cresciuto anche per le grandi opere che però non ci sono e in cassa ci sono 3 miliardi e 8 che ci sono proprio perché le infrastrutture non si sono realizzate. In realtà, per Zanella la crescita è dovuta al bonus 110 e dai fondi Pnrr. Invece, gli investimenti in conto capitale sono il 25% meno rispetto a quelle della Giunta Rossi. Zanella ha poi ricordato che solo il 25% dei fondi stanziati per la casa sono arrivati “a terra”, una percentuale che dimostra i limiti amministrativi della Provincia.

In realtà, ha detto ancora, la ricchezza di un territorio deriva anche dall’attrattività e su questo un ruolo centrale lo hanno i salari. I trentini in tre anni hanno perso il 16% del reddito a causa dell’inflazione. Il tema, ha detto il consigliere Pd, riguarda non solo gli stipendi ma anche i servizi, a partire dalla sanità (siamo i primi in Italia per spesa privata per le cure) e l’adeguamento delle misure di welfare. In Trentino la povertà assoluta è aumentata dell’8,8% e ciò deriva dal fatto che non si investe in politiche sociali. Anche sul contratto della Pa, l’esponente dem, ha ricordato che gli aumenti non coprono l’inflazione e quindi anche in questo caso si impoveriscono le persone, mentre sono aumentate le diseguaglianze che colpiscono soprattutto giovani e donne. Eppure, molte aziende hanno aumentato gli utili e su questo le politiche della Pat dovrebbero intervenire per redistribuire la ricchezza.

Sulla sanità la spesa si è spostata sul privato e ciò implica anche l’esodo del personale dal pubblico ai servizi privati. Sull’Università, Zanella ha ricordato che la ministra sta attuando tagli lineari e ciò implica un supplemento si attenzione anche per il nostro ateneo. Sulla questione rifiuti il consigliere Pd ha detto di essere stato colpito dalla dichiarazione di Fugatti che per l’impianto si cercherà la partecipazione dei privati.

Un’idea da respingere completamente, ha detto, anche perché la strada sembrava quella della gestione in house come Bolzano. Dura anche la critica sulla Valdastico perché non si può dire che la programmazione territoriale viene assegnata al concessionario. Per ciò che riguarda gli orsi ha ricordato che il sub emendamento di Fugatti (prevede l’uccisione degli esemplari anche se assumono atteggiamenti pericolosi) è in contrasto col Pacobace, ma non si sono assunti i 10 forestali che sarebbero destinati alla gestione dei grandi carnivori.

Zanella ha poi sottolineato il silenzio sulla crisi demografica, una delle emergenze più gravi che pesa moltissimo anche sulla carenza di lavoratori. Un problema che si può affrontare con l’immigrazione e con la tecnologia che però richiede una maggiore formazione. Eppure, anche sull’accoglienza, il Trentino potrebbe diventare un esempio positivo.

Cambiare la legge sull’Itea.
Chiara Maule (Campobase) ha puntato l’attenzione sulla casa. In Trentino, fin dal 1972, l’Itea è riuscita a dare risposte positive, ma oggi l’emergenza è diventata acuta e implica di dare risposte agli sfrattati, agli immigrati e agli anziani. Una difficoltà che riguarda anche i giovani (con conseguenze anche sulla natalità) che non riescono a acquistare una casa e per i quali vanno messe in campo aiuti finanziari.

Inoltre, va riformata la legge sull’Itea che è vecchia e va adattata ai cambiamenti sociali. Va cambiata la governance della società, prevedendo l’entrata nel cda degli amministratori comunali e una partecipazione dei comuni.

Adeguare l’Icef perché stiamo impoverendo le famiglie.

Francesca Parolari (Pd) ha ricordato che la Corte dei Conti contesta alla Pat di non voler applicare la legge nazionale per evitare confronti chiari con le altre realtà regionali. Una scelta, ha sottolineato, che non permette di capire fino in fondo l’andamento della nostra spesa sanitaria. Un elemento fondamentale per poter dire se realmente siamo più o meno bravi degli altri.

La consigliera dem ha affermato che, come ha sottolineato la Corte dei Conti, non c’è la necessaria trasparenza sul miliardo di euro di Trentino sviluppo. Tutto il sistema del Pat ha una giacenza di cassa di 5 miliardi che, sempre secondo la Corte dei Conti, testimoniano difficoltà sul piano dell’efficienza amministrativa, un valore importantissimo per la Pa. Anche per fare di più con meno. Altro tema toccato da Parolari l’indicatore Icef. Strumento da adeguare perché si rischia altrimenti di con una mano aumenti salariali e con l’altra di tagliarli con l’aumento delle rette dei nidi.

Le risorse ci sono, ma non si riescono a impiegare.

Michele Malfer (Campobase), dichiarando il suo no al rendiconto, ha ricordato che un grande motore dell’economia trentina è stata la cooperazione e l’amministrazione deve essere una costruzione di futuro anche per rispondere a sfide sempre nuove. L’autonomia ha poi l’obbligo di essere esemplare nella gestione delle spese, ma non si possono tagliare le risorse dei comuni con tagli lineari perché rappresentano la prima risposta ai bisogni dei cittadini.

La scorsa legislatura ha dovuto affrontare grandi emergenze ma lo si è fatto con metodi sbagliati e senza lungimiranza. Lo si è fatto sul Covid sul quale il Trentino si è collocato agli ultimi posti e sull’orso. Le difficoltà di spesa dimostrano che è mancata la capacità di far seguire alle parole i fatti. Un accumulo di avanzo che si scontra con le condizioni dei comuni e le comunità di valle che il centro destra voleva abolire limitandosi a contrarre la partecipazione dei cittadini. Il rendiconto ci dice, secondo Malfer, che le risorse ci sono ma non si riescono a impiegare.

Non ci sono interventi per i settori importanti.

Anche per Michela Calzà (Pd), anche il suo voto negativo, l’assestamento è in buona parte alimentato dagli avanzi di bilancio, ma non va a favore di settori importanti per garantire il benessere alla nostra comunità. La crescita del Pil,secondo l’esponente dem, è avvenuto per lo sforzo di tutti gli enti pubblici e del privato che ha dimostrato di saper reagire. Il futuro mostra segnali di incertezza, come segnala il calo degli ordini, alimentata dalle gravi tensioni internazionali. Non solo, ma non si potrà più far conto sul Pnrr e quindi le risorse della Pat devono essere impiegate con grandi oculatezza.

La Giunta si è concentrata solo su alcuni settori con contributi e sgravi a pioggia quando invece si dovrebbero sostenere le imprese innovative e che creano nuovi prodotti nel quadro della transizione verde. Le opere pubbliche, ha aggiunto, sono importanti per il Pil, ma vanno programmare ma anche realizzate. La Loppio -Busa si ferma al tunnel e al viadotto sul Sarca ma non ci sono le prospettive di completamento dell’opera.

Anche i documenti sulle strategie, ha aggiunto, il governo provinciale ha solo tratteggiato scenari turistici senza entrare nei temi concreti come l’impatto del turismo sulle comunità, la gestione dei rifiuti o il futuro degli anziani o dei giovani. Calzà ha dedicato spazio sui comuni, affermando che alle proposte del Cal è stata data disposta con un fondo per i 46 comuni in difficoltà che però risolve poco. Così come a poco servono i 60 milioni che arrivano tardi e costringeranno a variazioni di bilancio in settembre e avranno pochi mesi prima delle elezioni per spenderli.

Insomma, questi fondi, per quanto importanti, finiranno in avanzo. Un fatto che dimostra la necessità di dare ai comuni il potere di pianificare la spesa. Anche nel caso della ristrutturazione degli acquedotti, per Calzà, va creato un fondo per dare risposta ai 28 comuni che sono rimasti fuori dal Pnrr.

Scelte sbagliate a partire dall’accoglienza
Roberto Stanchina (Campobase) ha affermato che il rendiconto ha dato risposte sul piano dei progetti di opere che però non si è riusciti a mettere a terra. Difficile quindi votare un documento che contiene delle scelte che non si possono condividere come quello della gestione dell’immigrazione. Scelte che hanno aggravato i problemi di accoglienza e di sicurezza soprattutto sulle città di Trento e Rovereto.

Stanchina ha auspicato, nonostante i segnali contrari, che il dialogo si possa svolgere in una clima sereno, rispettoso e rispettoso del lavoro dei consiglieri di posizione. Infine, Francesco Valduga ha chiesto ai consiglieri di maggioranza di entrare nel dibattito.

Via al dibattito sul consolidato.

La mattinata si è conclusa con gli interventi sul rendiconto consolidato.

Filippo Degasperi sul consolidato che comprende gli enti partecipati dalla Pat. Enti nei quali, come ha confermato la Corte dei Conti, si lavora bene, ma che sono carenti a livello di governance visto i livelli di indebitamento. Non solo, ma se si assomma la liquidità di questi enti con quella della Pat si arriva a 4 miliardi e mezzo giacenti sui conti correnti. Ciò significa, ha detto ancora, che tutta una lunga serie di servizi e investimenti non sono stati realizzati. Non solo, ma gli utili di molti di questi enti sono fittizi, come i 22 milioni di cassa del Trentino.

Paola Demagri ha ricordato che le Agenzie Pat producono anche dati fondamentali che però non vengono utilizzati nei ddl.

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