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“TERRA VIVA DEL TRENTINO” * RINNOVO CONTRATTO COLLETTIVO: «OPERAI AGRICOLI, È INOPPORTUNO METTERE A RISCHIO LA RACCOLTA DI MELE E UVA»

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10.54 - giovedì 1 agosto 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Rinnovo Contratto Collettivo Provinciale Operai Agricoli, per Terra Viva del Trentino è inopportuno mettere a rischio la raccolta di mele e uva.

Che sia un momento complicato per le Aziende Agricole del Trentino è innegabile, il comparto sta subendo cali di produttività che merita l’attenzione di tutte le parti interessate però, sappiamo con certezza che le Aziende, almeno una buona parte, non vogliono inasprire i rapporti con i lavoratori e con le parti sociali a maggior ragione a poche settimane dalle grandi campagne di raccolta mettendo a rischio il lavoro di un’intera annata, queste le prime parole del Presidente di Terra Viva del Trentino.

Abbiamo analizzato con attenzione la richiesta dei lavoratori presentata in piattaforma e siamo informati in merito all’evolversi della trattativa. Non capiamo come tra diversi incontri e molte rinunce anche dei lavoratori si sia arrivato allo sciopero di oggi (31 luglio 2024) per una manciata di euro mensili quando FAI CISL, FLAI CGIL e UILA UIL avevano già rinunciato ad un’importante fetta economica dalla richiesta iniziale oltre a diverse richieste normative.

Le rinunce sopra riportate sono sicuramente frutto di un buon lavoro fatto fino a un certo punto dalle Associazioni di rappresentanza titolate alla contrattazione oltre al buon senso delle federazioni sindacali e dai lavoratori che hanno compreso le difficoltà del settore. Come Terra Viva crediamo che giunti a questo punto della trattativa, si sarebbe potuto e dovuto raggiungere un accordo per evitare il peggio.

Abbiamo parlato con le Aziende che rappresentiamo, i nostri imprenditori non sono più ricchi o disponibili degli altri presenti sul territorio e pure, le loro parole sanno di amaro, nessuno delle nostre Aziende ha intenzione di raffreddare i rapporti con i propri dipendenti. Pur palesando il grosso sforzo da fare per sostenere l’aumento economico che arriva anche dalla contrattazione nazionale, sono convinti che i propri dipendenti devono sentirsi motivati per rimanere e collaborare a lungo con loro e che quindi gli va riconosciuto un salario adeguato.

Da sempre sosteniamo che i dipendenti devono avere una retribuzione buona, giusta e equa, non possono essere loro a pagare totalmente il rischio d’impresa soprattutto in un momento storico dove nel nostro territorio il mercato del lavoro è aperto e altri settori sono molto più attrattivi accaparrandosi maestranze che poi si fa fatica a “rimpiazzare”. Per i raccoglitori ancora peggio, le nostre Aziende nei mesi di raccolta dei piccoli frutti e maggiormente con mele e uva hanno bisogno di migliaia di persone che da anni, la quasi totalità arriva da paesi esteri. Purtroppo, anche in questo stiamo assistendo ad un’importante fenomeno, i raccoglitori dell’Est Europa non ci considerano più, nelle proprie terre trovano condizioni di vita migliori rispetto a qualche decennio passato e chi decide di emigrare anche solo per la raccolta della frutta lo fa verso altri paesi europei che offrono maggiori riconoscimenti economici e più tutele.

Il compito delle Associazioni di rappresentanza non è dividere le aziende dai lavoratori, questo non serve a nessuno, i produttori che sono i primi a voler fidelizzare i dipendenti, vanno difesi dalla speculazione della G.D.O., dalla contraffazione alimentare, da una burocrazia asfissiante, dalla concorrenza sleale, dal decreto flussi che è ancora troppo macchinoso e spesso non si riesce ad avere la manodopera nei tempi utili, vanno rappresentati con grande abilità e competenza dinanzi alla

politica Provinciale, Nazionale ed Europea. Sosteniamo con convinzione che questi sono i veri problemi delle Aziende Agricole.
Terra Viva del Trentino non condivide il modo in cui Coldiretti, Confagricoltura e CIA stanno conducendo la trattativa e li invitiamo caldamente insieme alle federazioni sindacali a riprendere serenamente le trattative con grande senso di responsabilità. Irrigidire l’ambiente a poche settimane dall’inizio della raccolta è pericoloso e gli unici a rimetterci saranno ancora una volta le imprese agricole. Nel tentativo di risparmiare pochi euro annui di manodopera rischiano di pagare un conto molto più salato.

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