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COPPOLA (AVS) * TRENTO – RESIDENZA FERSINA: «INDISPENSABILE RIPRISTINARE L’ACCOGLIENZA DIFFUSA»

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15.21 - lunedì 19 agosto 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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L’ultimo episodio di violenza agìta alla Residenza Fersina non fa che confermare quanto la totale chiusura della Giunta, del Presidente Fugatti e della vice presidente Gerosa nei confronti del ripristino dell’accoglienza diffusa, dimostri tutta la sua debolezza e incapacità di leggere la realtà per quella che è. Concentrare disagi, sofferenze patite fisiche e psichiche, impossibilità di ricavarsi un ruolo positivo e attivo nella società trentina, sia lavorativo che familiare, coi ricongiungimenti, civile nel rapportarsi al contesto locale, non può che portare agli esiti che sono sotto gli occhi di tutti. Una evidente sconfitta politica, ma anche umana ed etica, che ci si rifiuta, colpevolmente, di riconoscere. Così si può avvallare la tesi per cui tutti i migranti delinquono o sono potenzialmente predisposti a farlo.

Dal 2018 il sistema di accoglienza provinciale in Trentino si è avviato inesorabilmente verso il tramonto. A livello nazionale con la promulgazione del “decreto sicurezza” si è di fatto depotenziato tutto il sistema che fino ad allora aveva permesso in diverse regioni di poter gestire congiuntamente l’accoglienza assieme agli enti locali. La Provincia di Trento ha applicato alla lettera il decreto e non è stato più consentito di accogliere in aree periferiche, smantellando un sistema efficiente e funzionale, invidiatoci da molte regioni. Tutti i nuovi arrivi all’epoca furono quindi concentrati a Trento e Rovereto.

Sono state drasticamente tagliate le risorse economiche e quindi non è stato più possibile implementare i corsi di italiano, gli stage lavorativi, il sostegno sociale, quello psicologico, la formazione professionale, i tirocini lavorativi e tanto altro. E’ stato ridotto significativamente il numero di operatori trentini impiegati sul fronte accoglienza, sprecando così importanti competenze e posti di lavoro. Si è rinunciato incredibilmente anche a un milione di euro, stanziato dalla UE sul capitolo integrazione, che non si riferiva solo ai rifugiati ma anche a studenti e lavoratori stranieri, alla formazione della Pubblica Amministrazione e delle Forze dell’Ordine in tema di migrazioni, nonché a fondi stanziati per i rimpatri forzati e non.

I Comuni che fino al 15/1/2019 ospitavano l’accoglienza diffusa, unico e fondamentale strumento di inclusione, di valorizzazione di competenze, di contrasto all’ illegalità, di attenzione alla coesione sociale, alla solidarietà, alle buone pratiche di convivenza e rispetto dei diritti umani, che dovrebbero costituire la base dell’ agire politico e istituzionale, erano 65. Nel giugno 2020 erano già ridotti a 24.

Oggi, per avallare l’impossibilità di riaprire l’accoglienza diffusa, si sostiene che nei piccoli comuni ci siano stati dei problemi e che i Sindaci non sono più disponibili. In realtà la fine dell’accoglienza diffusa ha determinato per molti migranti, uomini e donne (alcune erano protette in quanto vittime di tratta), la fine di un progetto di vita e lavorativo, la perdita della casa e a causa di ciò molti sono finiti in strada, sotto i ponti (situazione precedentemente poco frequente per i rifugiati) e vittime in molti casi della malavita organizzata, in particolare nel capoluogo. Sono queste le risposte che un governo provinciale dà alla coesione sociale e alla sicurezza dei propri cittadini? Ma soprattutto ad esseri umani che sono fuggiti dai loro paesi e dai loro affetti a causa delle guerre, della povertà, delle torture, dell’ assenza di diritti e dei cambiamenti climatici.

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Cons. Lucia Coppola
Alleanza Verdi e Sinistra

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