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CONSIGLIO PAT * CONFERENZA SERVIZI INFANZIA: «”ZEROSEI”, FOCUS SU TRAGUARDI PEDAGOGICI – RUOLO GENITORI – COMPETENZE EDUCATORI»

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17.21 - martedì 28 maggio 2024

Conferenza di informazione sui servizi per l’infanzia. Zerosei importante anche per contenere le disuguaglianze sociali. Un sguardo a tutto orizzonte sui servizi per l’infanzia; sui traguardi pedagogici; sul ruolo dei genitori e le competenze degli educatori. Questi i capitoli principali di cui si è discusso oggi pomeriggio nella conferenza d’informazione “I servizi per l’infanzia e i nuovi bisogni”. Coordinata dalla responsabile del Servizio legislativo Sandra Perini, la conferenza è stata introdotta dal Presidente del Consiglio; mentre la consigliera che ha rappresentato il gruppo di capigruppo di maggioranza e minoranza che hanno promosso l’incontro ha affermato che il mondo dell’infanzia sta attraversando un momento sfidante che richiede approfondimento e programmazione. Anche per mettere a fuoco i nuovi bisogni ai quali la politica è chiamata a dare risposte. Bene, ha continuato, il fatto che su questa questione ci sia trasversalità. Tema centrale e prioritario nell’agenda politica, ha detto la vicepresidente della Giunta. La Pat, ha ricordato, registra numeri positivi per ciò che riguarda i servizi sulla fascia 0 – 3 e 3 – 6 anni ai quali si aggiungono quelli conciliativi. Ma, nella società, ha detto ancora, stanno nascendo nuovi bisogni e l’obiettivo di fondo rimane quello di mantenere i servizi su tutti i territori anche quelli più periferici. La risposta della politica su questi temi, ha concluso la vicepresidente, riguarda anche la parità di genere, perché alle donne va garantita la libertà di scelta lavorativa.

Degasperi: buoni risultati dalla sperimentazione dello zerosei, ma serve prudenza e flessibilità

La prima relazione è stata quella di Livio Degasperi, dirigente del Servizio attività educative per l’infanzia che ha presentato il sistema dei servizi in Trentino. La Pat, per ciò che riguarda i nidi, interviene con un finanziamento di 7.406 a bambino e ha competenze sulla formazione personale e la programmazione. Cento sono i nidi d’infanzia presenti in 57 comuni su 166; ai quali si aggiungono le Tagermutter. I servizi 0 – 3 sono in aumento e lo scorso anno si è arrivati alla copertura del 41% dei bambini. Le scuole d’infanzia sono 262 che ospitano 12.479 bimbi e impiegano circa 2000 insegnanti. Gli alunni dal 2019 a oggi sono passati da 14.429 a 12.702 a causa del calo demografico. Sullo zerosei ci sono in corso sperimentazioni a Pergine nella struttura gestita dall’Asif Chimelli; a Pellizzano nido comunale esternalizzato di 30 – 40 bimbi e a Ruffré – Mendola in uno spazio condivisione con la scuola dell’infanzia con una sperimentazione dell’insegnamento del tedesco. Esperienze che stanno dando buoni risultati. Per i nidi d’infanzia, ha concluso Degasperi, si stanno investendo 30 milioni di euro e, dal punto di vista pedagogico, serve un atteggiamento prudente, progressivo e flessibile.

Alessandro Rosina: servizi per l’infanzia decisivi per la natalità

Il professor Alessandro Rosina, professore di demografia alla Cattolica di Milano, è intervenuto sul tema della denatalità e il futuro dei servizi per l’infanzia. I nidi, ha ricordato, sono decisivi perché fondamentali per la conciliazione lavoro – famiglia e per combattere la povertà educativa e ridurre le diseguaglianze. Va affrontata anche la questione della gratuità di questo servizio, soprattutto per le fasce di reddito più basse e, al tempo stesso, va garantita la qualità perché i primi tre anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo individuale e sociale. L’UE ha posto l’obiettivo di una copertura del 45% dei bambini da 0 – 3 anni. In Italia siamo ai vertici nel gap tra figli desiderati e figli nati e al tempo stesso siamo uno dei paesi con più basso tasso di lavoro femminile e col più alto rischio di povertà infantile. L’Italia, soprattutto nelle aree interne, rischia un invecchiamento irreversibile se non si mettono in campo risposte. I dati più recenti dicono che dove non si riesce a mantenere adeguati livelli di benessere le nascite calano e si perdono giovani. La posizione del Trentino è migliore rispetto al resto d’Italia ma rimane comunque distante dalla media europea come testimonia il gap tra lavoro femminile e maschile che è al 13% rispetto al 10% della media continentale. La Germania, ha continuato, che ha garantito il diritto al nido per i bambini, si è arrivati a un tasso di natalità in crescita dopo anni di trend in calo. In Svezia le fasce d’età rimangono stabili, quindi la popolazione invecchia ma in linea con le persone in età lavorativa. In Italia la situazione è completamente diversa e anche in Trentino i nuovi nati sono un terzo in meno rispetto ai venticinquenni. In sintesi, la nostra provincia è più vicina al resto d’Italia che ai Paesi del Centro e Nord Europa. La politica deve dare risposte, sistemiche, in linea con le esigenze delle famiglie, incrementando l’occupazione femminile, i servizi conciliativi e l’educazione a partire dai nidi. Il calo demografico, ha concluso, non dev’essere la scusa per abbassare i costi ma per aumentare la qualità dei servizi.

Anna Bondioli: 0 – 6 un diritto dei bambini

La professoressa Anna Bondioli, ordinaria di Pedagogia generale all’Università di Pavia, ha affermato che un sistema integrato 0 – 6 può essere vantaggioso per i bambini e le famiglie. Le ragioni che stanno alla base dello 0 – 6 riguardano il diritto all’educazione di qualità dalla nascita di ciascun bimbo, per garantire pari opportunità di crescita e uguaglianza sociale e porre le basi di un apprendimento permanente lungo la vita. Anche perché buone basi di apprendimento in età infantili, ha sottolineato, sono decisive per lo sviluppo, ma non si possono applicare modelli standard, invece vanno adattati gli itinerari 0 – 6 rispettando i diversi tempi di crescita individuale. Ciò che conta è la continuità e la coerenza educativa, ma è necessario che i servizi si conoscano, che si condivida un linguaggio comune, la riflessione sulla coerenza di ciò che si fa e condizioni organizzative che non pesino sulla vita lavorativa degli educatori.

Paola Milani: le famiglie devono essere coinvolte nel sistema educativo

La professoressa Paola Milani, ordinaria di Pedagogia a Padova, ha parlato su Genitorialità: alleanza e coerenza educativa tra servizi per l’infanzia e famiglia. La docente ha detto che la ricerca scientifica è cambiata grazie alle neuroscienze e ha messo in evidenza l’importanza fondamentale dell’esperienza ambientale che il bambino fa sin dai primissimi giorni. Quindi, l’ambiente familiare è determinante nel bene e nel male per lo sviluppo delle capacità. La famiglia è quindi il luogo della riproduzione sociale. Basti pensare, ha aggiunto, che le famiglie famose di Firenze del ‘500 sono ancora le più importati e i figli dei laureati si laureano in rapporto doppio rispetto a quelli dei non laureati. Se l’ambiente è fondamentale, ha detto ancora la professoressa, significa che le condizioni di povertà si riproducono in famiglia. Per questo l’Ue ha deciso di investire nell’infanzia per rompere il circolo dello svantaggio sociale.Intervenire nei primi 1000 giorni di vita è importantissimo, ma lo si deve fare con la partecipazione dei genitori. E questo perché è il modo per garantire pari opportunità di crescita. I fattori di riuscita scolastica si costruiscono a scuola ma soprattutto dal primo giorno di vita in famiglia. Nelle linee del sistema integrato 0 – 6 nazionale non ci si limita alla condivisione delle informazioni, ma vanno coinvolti i genitori perché possono apprendere a diventare padri e madri. Inoltre, le famiglie in difficoltà sono molto frequenti e la vulnerabilità familiare si può individuare con progetti intersettoriali, interdisciplinari e precoci. Un servizio integrato dei servizi che va previsto nel ddl per fare fronte alle difficoltà delle famiglie.

Lucia Balduzzi: nessun bambino deve essere lasciato indietro

Lucia Balduzzi, ordinaria di Didattica e Pedagogia a Bologna, è intervenuta su Educazione di qualità, competenze e formazione degli educatori dentro nuovi scenari organizzativi. Di fronte al calo demografico, ha affermato, non ci si può permettere di lasciare indietro nessun bambino. E questo significa introdurre, fin dalla più tenera età, i bimbi nei servizi dell’infanzia. Ma per funzionare serve qualità che passa dalla formazione del personale. La letteratura internazionale, ha aggiunto, sottolinea che ci sono elementi chiave per la competenza degli operatori che vanno dal continuo supporto pedagogico; alla collaborazione “ad armi pari” con altri professionisti; al dialogo con le famiglie e, infine, va cambiata la formazione durante il servizio. Importanti sono le conoscenze psicologiche e sociologiche che vanno accompagnare ai valori e al lavoro con i genitori e alle comunità. Le ricerche, ha detto ancora la pedagogista, dicono che se si aumentano i servizi e la loro qualità educativa questi vengono più richiesti dalle famiglie e dai genitori. Ma ottimi educatori e pedagogisti non bastano a fare ottimo il servizio, ma serve una maggiore partecipazione e condizioni contrattuali migliori. Le coordinate della professionalità, in un sistema integrato, secondo la docente, sono il lavoro di gruppo tra educatori dello 0-3 e insegnanti delle scuola d’infanzia; la riflessione sugli elementi di criticità; l’osservazione dei bambini e la coscienza degli operatori dello 0-6 della loro responsabilità. Importanti, sono i tavoli di coordinamento pedagogico e quelli territoriali di coordinamento di tutti i servizi sociali.

Moira Sannipoli: investire sullo 0 – 6, una sfida di civiltà

La professoressa Moira Sannipoli, associata di Didattica e Pedagogia dell’Università di Perugia, ha svolto la sua relazione su Organizzazione dei servizi, quale cultura e prospettiva. La docente ha detto che l’investimento sullo 0 – 6 è importante perché rappresenta, per la sua importanza anche per la lotta alle diseguaglianze, anche una sfida di civiltà per il nostro Paese. Nel 2024, ha aggiunto, non si può più accettare una sorta di roulette educativa, cioè alla fortuna che un bambino può avere o non avere sul piano educativo. Un report Ue, ha aggiunto, ha messo in evidenza un deficit di personale educativo. Sono sempre meno i professionisti disposti a lavorare nella scuola d’infanzia e i laureati preferiscono le scuole elementari. Inoltre, c’è il problema della continuità di carriera nello 0 – 6 al quale si aggiunge lo scarso riconoscimento sociale e le condizioni di lavoro e contrattuali. Importante, poi, il momento riflessivo nel lavoro degli educatori e insegnanti, ma anche per il personale ausiliario. In sintesi, queste figure devono essere meno oberate di carichi burocratici e più concentrate sul lavoro pedagogico.

Segue comunicato sul dibattito.

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