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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * LAVORI AULA POMERIGGIO: « BOCCIATE LE RISOLUZIONI ZENI E ZANELLA SUL NOT, DISCUSSIONE DDL MASÈ SULLA TERZA PREFERENZA E RIPARTE L’OSTRUZIONISMO »

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18.48 - martedì 10 maggio 2022

Consiglio, bocciate le risoluzioni Zeni e Zanella sul Not. Ripresa la discussione sul ddl Masè sulla terza preferenza e riparte l’ostruzionismo.

Chiuso il capitolo della comunicazione del presidente Fugatti sul Not con la bocciatura delle due risoluzioni della minoranza, quella di Zeni (Pd) e di Zanella (Futura), si è riaperta la discussione sul ddl di Vanessa Masè (La Civica) sulla terza preferenza. Un testo sul quale gravano più 600 odg e 1493 emendamenti dell’opposizione. Bocciato l’odg Zanella, il primo della lunga serie, con il quale intendeva impegnare la Giunta a fare pressioni sul Parlamento per arrivare all’abrogazione della divisione delle liste elettorali in donne e uomini che, per il consigliere di Futura, discrimina le persone cisgender. L’ostruzionismo della minoranza, che si era già manifestato nel corso della discussione generale sulla proposta di legge, continua. In serata si è giunti all’odg 72 (i settanta a firma di Lucia Coppola sono decaduti per l’assenza, anche se giustificata, della esponente di Europa Verde) e la discussione continuerà domattina alla 10.

Marini: la Giunta deve rispondere ai consiglieri

La seduta del Consiglio è ripresa nel pomeriggio sull’informativa sul Not con l’intervento di Alex Marini. Il consigliere 5 Stelle ha ricordato la sua interrogazione del settembre 2021 che riguardava l’affidabilità finanziaria della società maltese che avrebbe dovuto finanziare la realizzazione del progetto del Not e metteva in luce le criticità sulla Guerrato spa. Nonostante la grande mole di rilievi sollevati, ha ricordato l’esponente 5 Stelle, non sono state date risposte all’interrogazione con un vulnus democratico nei confronti dei consiglieri che hanno le armi spuntate perché non hanno a disposizione esperti per compiere analisi approfondite. Quindi, Marini, ha chiesto perché non sono state fornite neppure oggi dal presidente Fugatti informazioni sui problemi evidenziate nelle procedure di appalto. Un fatto di estrema attualità, perché, con procedure che non funzionano, si rischia di ripetere la vicenda Not o del ponte di Ponte Caffaro con le opere del Pnrr.

Zanella: Il S.Chiara inadeguato per la medicina moderna

Paolo Zanella (Futura) ha affermato che la situazione è drammatica e ha ricordato che nel 2001, quando entrò al S.Chiara come operatore sanitario, gli venne detto di non abituarsi troppo perché in pochi anni ci sarebbe stato l’ospedale nuovo. Ospedale nuovo indispensabile perché il S.Chiara è inadeguato per la medicina moderna e per l’utenza (camere da sei senza bagni in camera). Una struttura vecchia che certo non aiuta a richiamare professionalità mediche. Sulla vicenda Not, il consigliere di Futura, ha ricordato la sua domanda di attualità nella quale si affermava che il progetto non corrispondeva per nulla alle richieste del capitolato e la risposta di Fugatti fu: no comment perché si è in fase istruttoria. Quindi, si deve rendere conto del perché un progetto come quello della Guerrato sia stato aggiudicato anche se provvisoriamente. E affermare, come ha fatto il presidente, che il progetto poteva non essere allineato in toto alle esigenze dell’amministrazione quando manca all’appello ben il 28% della superficie richiesta non ha senso. Alla fine, ha concluso, è andata come doveva andare: la Conferenza dei servizi ha bocciato il progetto e ora si corre ai ripari con l’Anac.

Degasperi: la commissione che ha approvato il progetto deve renderne conto

Filippo Degasperi (Onda) ha detto che la Giunta non ha una strategia: si è perso tempo e ora si rilancia la palla a Anac. Una storia infinita quella del Not: la prima consulenza di 250 milioni di lire per il progetto di finanza per l’ospedale, ha ricordato, risale al 1999. Degasperi ha ricordato poi una sua interrogazione sul progetto e sulla commissione del giugno del 2021 che evidenziava i problemi progettuali (evidentissimi, basti pensare che manca all’appello una superficie pari all’ospedale di Cavalese) ma che in un anno non ha ricevuto alcuna risposta. C’è il fatto, ha aggiunto, che siamo di fronte a una commissione che ha avallato un progetto che ora si afferma non è adeguato e che deve renderne conto. Degasperi ha chiesto Fugatti, che secondo lui ha la minori responsabilità su questa vicenda, di ispondere e fare chiarezza su chi ha creato o non ha visto il problema. Ipotesi di uscita non si vedono, ma ci sarebbe un secondo progetto sul quale va fatto un approfondimento perché azzerare tutto significa perdere altri 10 anni. Una maggioranza quella di centro destra, ha concluso, partita con grandi propositi sui lavori pubblici e chealla fine è arrivata a realizzare i bagni gender fluid.

Zeni: la Giunta valuti l’interesse pubblico per revocare la gara

Luca Zeni (Pd) ha ricordato che il S.Chiara è in gravissimo affanno e lo è non solo per questioni strutturali ma anche gestionali. L’iter del Not è stato lungo e travagliato, ma questa fase ha visto due concorrenti, la nomina di una commissione e alla fine della valutazioni ci si è accori che il progetto non era coerente con il bando di gara. Quindi, va fatta una valutazione sui perché questi problemi non sono stati rilevati dalla commissione fin dall’inizio. Il presidente, ha detto ancora Zeni, non ha detto nulla sulle prospettive che sono peraltro chiare: o si passa al secondo progetto o si fa una valutazione di interesse pubblico (come ha chiesto la risoluzione Pd), analizzando ad esempio l’impatto del Covid e le necessità della scuola di medicina, e quindi procedere con la revoca. Scelte che non può fare l’Anac ma spettano alla politica. Zeni ha poi ricordato che le procedure delle opere Pnrr consentono tempi competitivi rispetto alla scelta di affidare l’appalto al secondo classificato. Nella valutazione di un interesse pubblico andrebbe inserito anche il fatto che in ambito ospedaliero la “moda” del progetto di finanza è passata a favore di scelte più tradizionali e il fatto che si è riaperto il dibattito sull’area dove costruire il Not visto che l’area S.Vincenzo, dove doveva sorgere la cittadella militare, è tornata disponibile. L’invito dell’ex assessore alla sanità alla Giunta è stato quello di riaprire un ragionamento col Comune di Trento che non può essere influenzato dagli investimenti fati per attrezzare quell’area a concerti.

Rossi: Fugatti non ha ereditato solo il Not, ma tante opere fondamentali

Ugo Rossi (Azioni) ha espresso solidarietà a Fugatti perché ha dovuto rendersi conto sul Not delle difficoltà di affrontare i temi amministrativi al punto che nell’informativa non ha detto assolutamente nulla. Decisione ovvia perché ci sono decisioni da prendere. Ma prima o poi dovrà decidere e ha ricordato che nel 2014 lo stesso Fugatti diceva che il Not non si doveva fare e presentò decine di interrogazioni sul Nuovo ospedale adombrando anche le ipotesi di affari poco chiari. Il presidente, ha aggiunto Rossi, ha scelto lui la commissione indipendente, quella nominata dal centro sinistra (che venne definita losca dalla Lega) scelse il progetto Impregilo. Certo questa del Not è un’eredità pesante, ha aggiunto, ma il presidente non dice che ha ereditato anche opere come la Loppio – Busa, le celle Ipogee, o i Giardini dei Ciucioi, il festival della famiglia, avrebbe potuto ereditare la Valdastico, un Psr dei più ricchi, i lavori socialmente utili, un bilancio con un debito pubblico ridotto, un A22 a controllo pubblico, rapporti con Bolzano ottimi, il trilinguismo, l’assegno unico, una delle università migliori d’Italia, un accordo sui rifiuti con Bolzano, la circonvallazione di Cles e il liceo Russell e l’ospedale di Cavalese. Un lungo elenco quello fatto da Rossi il quale ha augurato a Fugatti di succedere a sé stesso così non potrà più parlare di eredità.

Bocciate le risoluzioni di Zeni e Zanella
Bocciata, con 10 sì, 20 no, la risoluzione Zeni (che ha lamentato la mancanza della replica di Fugatti alla fine del dibattito) con la quale intendeva impegnare la Giunta a verificare gli elementi di interesse pubblico che potrebbero portare la Pat a una revoca della gara; a valutare la possibilità di utilizzare la procedura dell’appalto integrato, che oggi consente tempistiche competitive in modo da mantenere la gestione dei servizi in mano pubblica; a cogliere la disponibilità del Comune di Trento a aprire un confronto trasparente rispetto alla migliore collocazione del Not.

La capogruppo della Lega Mara Dalzocchio ha detto che le informative vengono chieste dall’opposizione per screditare l’operato della Giunta. Mentre a suo parere Fugatti ha risposto in modo corretto mostrando le criticità e le valutazioni che si dovranno fare per arrivare a una decisione. A Rossi l’esponente leghista ha ricordato che la sua Giunta ha lavorato così bene che i cittadini hanno assegnato la guida della Pat al centro destra. Tra le eredità, ha ricordato, oltre a quella del Not, ci sono i problemi delle infrastrutture in Vallagarina, le lungaggini sulla Valdastico, il tentativo di cessione dei vertici A22 a Bolzano, la mancanza di medici.

Luca Guglielmi (Lista Fassa) ha detto che qualcuno ha cambiato idea perché aveva promesso che su questa vicenda non avrebbe attaccato Fugatti che nella sua comunicazione ha indicato una direzione realistica per risolvere l’annoso problema del Not. Alex Marini (5 Stelle) che il tema è il funzionamento delle democrazia. Prima di tutto la mancanza assoluta di informazione ai consiglieri non rispondendo alle interrogazioni. Informazioni centellinate e che vengono solo quando si chiede alla Giunta di venire in aula. Anche in questo caso non sono state affrontate questioni di merito come l’inadeguatezza della programmazione urbanistica visto che è tornata in gioco la collocazione del Not.

Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha affermato che la vicenda Not fa un cattivo servizio all’immagine dell’autonomia. Ma non si può addossare questo esito all’attuale Giunta e nemmeno alle precedenti perché questi processi vengono supportati dalla struttura tecnica della Pat. Nel 2011, ha ricordato, venne istituita una commissione definita illegittima e certo non per responsabilità dell’allora precedente. Cia ha ricordato che il S. Chiara in 20 venne progettato e realizzato oggi in 20 anni non si è arrivati a nulla.

Giusta per l’esponente di Fdl la scelta di aspettare il parere dell’Anac che ora ha in mano la palla.
Paolo Zanella (Futura) s’è detto allibito dalla mancata replica del presidente. Un segno di arroganza, ha affermato, e un’offesa al diritto del parlamento del Trentino di capire le intenzioni della Giunta: o la strada dell’annullamento della gara o l’assegnazione deii lavori alla seconda azienda. Zanella ha inoltre affermato che il tema del Not va pensato anche di fronte alla carenza di personale che dipende anche dallo scarso appeal delle professioni mediche.
Ugo Rossi (Azione) ha dichiarato il suo voto favorevole alla risoluzione Zeni, anche se ha ricordato che il progetto di finanza venne scelto nel 2010 perché la Pat aveva un debito alto perché Grisenti aveva infrastrutturato il Trentino e non c’erano soldi per il Not. Si provò, ha continuato, Rossi, a togliere di mezzo il progetto di finanza dopo la sentenza del Consiglio di Stato ma senza successo. Infine, l’ex presidente e assessore alla sanità ha ricordato che dal 2000 solo la sua Giunta è riuscita a fare la gara, prima si erano fatte solo parole. Rossi si è augurato che l’Anac possa dire che ci sono gli elementi per revocare la gara. Comunque, si tratta di un parere e ci vorrà una delibera di Giunta per decidere.

No (l’assessora Segnana ha detto che il coordinamento c’è già) anche alla risoluzione di Paolo Zanella, con 12 sì e 19 no, con la quale intendeva impegnare la Giunta a creare un tavolo di confronto Università, polo universitario professioni sanitarie, Comune di Trento e l’Azienda sanitaria, per trovare una collocazione opportuna per il futuro Polo formativo delle professioni della salute. Un no incomprensibile, ha affermato Rossi, a una proposta che non ha alcunché di rivoluzionario. L’unico motivo della bocciatura, secondo l’esponente di Azione, sta nel fatto che la risoluzione viene da un consigliere di opposizione.

Anche per Sara Ferrari (Pd) un compromesso sul tema dei professionisti della salute si poteva trovare. La capogruppo Pd ha affermato che la facoltà di medicina prima di sette anni non fornirà professionisti alla sanità trentina e quindi nel frattempo si dovrà trovare una soluzione. Per Paola Demagri (Patt) questo è stato il pomeriggio del “no”. No della Giunta anche a una mozione come quella di Zanella che fotografa la situazione del polo per le professioni sanitarie che non ha spazi per incrementare gli studenti. Un tavolo, quello proposto, che servirebbe per condividere le scelte. Anche per Marini la bocciatura di questa risoluzione non ha motivi pratici a fronte a una proposta che implicava un’apertura democratica.

Terza preferenza: no all’odg Zanella per abolire la divisione uomo donna nelle liste elettorale per non discriminare le persone cisgender.

Si è ripresa la discussione sul ddl di Vanessa Masè (La Civica) che ha come obiettivo l’introduzione della terza preferenza nella legge elettorale. La discussione è ripresa con la discussione del primo dei 635 odg presentati da parte della minoranza. Quello di Paolo Zanella, bocciato con 10 sì, 18 no un astenuto De Godenz (UpT), che mirava impegna la giunta ad attivarsi per modificare il Dpr del 1967 che stabilisce la divisione delle liste elettorali in maschi e femmine. Questo per evitare la discriminazione, ha affermato l’esponente di Futura, le persone cisgender. Ordine del giorno condiviso da Sara Ferrari (Pd). Settantadue odg della consigliera Coppola (Europa Verde) sono decaduti perché assente giustificata. Alessandro Savoi (Lega) ha ricordato che il ddl Masè era stato sottoscritto anche da Demagri del Patt che poi ha ritirato la firma a causa di pressioni politiche. Ora la minoranza sta bloccando il Consiglio, che ha all’ordine del giorno leggi importanti, impedendo alla democrazia di esprimersi.

Giorgio Tonini (Pd) ha ricordato a Savoi che c’è un livello che riguarda le regole di governo e un altro le regole del gioco, quelle elettorali, che devono essere condivise. Tonini ha poi ricordato che la Lega non può fare prediche in materia di ostruzionismo, visto che in Parlamento, Calderoli segnatamente, presentò ben tre milioni di emendamenti sulla modifica della legge elettorale. Una montagna di carta che mise in crisi gli uffici parlamentari. Quindi, ha concluso l’esponente Dem, sulle regole del gioco o si trova un accordo altrimenti la maggioranza dovrà assumersi la responsabilità di andare fino in fondo. Rossi ha ricordato che il suo ddl di modifica della legge elettorale, presentato a inizio legislatura, si basava su due ragionamenti: quello di riportare l’elezione del presidente della Giunta in Consiglio e uno sulle preferenze. Poi Masè, ha continuato l’esponente di Azione, ha presentato un suo ddl puntando tutto sulla terza preferenza di genere cercando di intestarsi l’iniziativa. E questo ha motivato il ritiro della sua firma dal ddl. Claudio Cia (FdI) ha affermato che il Consiglio sta affrontando una materia lontanissima dalle esigenze dei cittadini come quelle trattate da Zanella. Bocciato, al termine della seduta, dopo una serie di interventi ostruzionistici, il secondo odg del consigliere di Futura con quale chiedeva uno studio sui risultati elettorali nelle regione Valle d’Aostra che ha introdotto la seconda preferenza di genere.

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