Non lasciamo la città del Punto d’Incontro ai nazionalisti dello scontro. Stamattina, al Punto d’Incontro di via Travai a Trento, che in 40 anni ha accolto 16.500 persone provenienti da 60 Paesi diversi, abbiamo compreso bene che cosa significa un punto d’approdo accogliente e inclusivo.
Sulla scia profetica di don Dante Clauser e poi di Piergiorgio Bortolotti il Punto d’Incontro continua la sua compagnia con i senza compagnia, “nell’utopia che un giorno non ci siano più i senza dimora”, dice la direttrice Milena Berlanda. “Il nostro compito è quello di ascoltare i bisogni”, secondo la presidente Graziella Masserdoni. Ad ascoltare, alla festa di compleanno stamattina, non ho visto rappresentanti della Provincia ma il sindaco di Trento per fortuna sì. A dire parole importanti per l’accoglienza. Parole in controtendenza.
Per questo, anche domani pomeriggio (lunedì 18 febbraio) al direttivo di Futura 2018 convocato per discutere le prospettive politiche, ribadirò che è davvero essenziale – secondo il mio parere personale – allargare un fronte democratico e inclusivo che provi a trasformare l’autunno leghista del 21 ottobre 2018 in una primavera solidale: alle europee e suppletive del 26 maggio prossimo, alle elezioni comunali del 2020.
Anche se la risposta degli autonomisti è incerta e tiepida, anche se la sinistra dura e pura ha sempre la tentazione di perdere da sola, le associazioni i gruppi i movimenti della società civile (quelli dell’Italia che resiste che ha riempito via Belenzani) ci chiedono di rinunciare alle etichette e alle logiche partitiche (anche i simboli nuovi, come quello di Futura, sono dei mezzi e non dei fini) per costruire una larga alleanza democratica popolare civica e civile, presente e proiettata sul futuro, larga e inclusiva.
Non lasciamo che la città del Punto d’Incontro finisca in mano ai nazionalisti dello scontro.
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Paolo Ghezzi
Capogruppo provinciale Futura 2018