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LETTERE AL DIRETTORE

GIOVANNI CESCHI * TRENTO – LICEO PRATI: “ ALLE FRONDE DEI CEDRI, UNA LEZIONE D’ECOLOGIA”

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21.51 - martedì 9 luglio 2024

Gentile direttore Franceschi,

allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano IlT, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

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Trento è città di strane contraddizioni. Quella che possiede un’anagrafe degli alberi monumentali, ma in cui uno storico olmo voluto dal professor Ezio Mosna quand’era sindaco Nilo Piccoli sparisce da Piazza Fiera alla chetichella, forse nel timore che qualche cittadino attento chiedesse conto della necessità dell’intervento mentre si sarebbe potuto agire diversamente. È la città in cui da inizio anno sono stati piantati trecento alberelli, con ampio risalto, mentre a fine 2023 un filare di maestosi platani sul Lung’Adige Montegrappa veniva immolato nell’area “ex Sit” alle autocorriere.

E sarà poi vero, dati scientifici alla mano, che il giardino pensile modello Babilonia sulla copertura della nuova stazione li compenserà? L’esempio del Prati mostra che andare a fondo, su questi temi, è essenziale.

I cedri Deodara del Liceo godono di buona salute e sono in perfetta stabilità. Non è un’opinione, ma un dato di fatto. Nel 2019, all’indomani di Vaia, un’ampia mobilitazione di studenti e docenti del Liceo ne scongiurò l’immotivato abbattimento. Una perizia VTA (Visual Tree Assessment: valutazione visiva della stabilità dell’albero), redatta dal dott. Maresi dell’Istituto Agrario di San Michele, alla fine non evidenziò «difetti strutturali significativi tali da rendere giustificabile il taglio delle piante»: così l’Assessore Bisesti, in risposta all’interrogazione del consigliere provinciale Degasperi, comunicò che sarebbero stati potati solo per prevenire la rottura di rami.

Se la sensibilità civica di chi vive la scuola ogni giorno e la sente propria non avesse prevalso sulla pigrizia di assecondare immotivate inquietudini, cedri secolari che hanno accompagnato la crescita umana e culturale di tante generazioni di trentini non esisterebbero più.

Il problema si è ripresentato nell’inverno scorso, con gli stessi argomenti da parte dell’Agenzia provinciale opere pubbliche e senza dati oggettivi che provassero il presunto pericolo in base al quale si voleva procedere alla loro “sostituzione”. E quindi un gruppo di docenti ha sostenuto le spese dell’analisi più approfondita che su un albero si possa condurre, affidando al dott. Lobis di Merano, esperto di chiara fama, una perizia SIM (Static Integrated Methods) che ha confermato: i due cedri sono stabili e in perfetta salute.

Nessuna necessità d’interventi drastici. Nel frattempo l’Assessore Gerosa dichiarava che «la valutazione su eventuali interventi da attuare resta in capo all’Istituto scolastico, in base alla sua sfera di autonoma competenza». Eppure nelle scorse settimane APOP ha riproposto l’abbattimento, come se quella perizia non esistesse. Lo ha fatto con tempismo almeno sospetto, esattamente il giorno dopo la fine delle Vigiliane, svoltesi anche sotto i cedri del Prati.

A questo punto di nuovo il consigliere Degasperi si è rivolto all’Assessore chiedendo se l’Agenzia abbia altre attività in corso, oltre al monitoraggio dei cedri del Prati, e se sia cambiato qualcosa in merito alla sfera di autonoma competenza della scuola.

Cronistoria poco appassionante – obietterà qualcuno – in epoca di ben altri drammi. E invece credo sia vicenda emblematica dell’epoca nostra. Dove, anche a livelli apicali di pubblica amministrazione, valutazioni generiche si vorrebbero far valere quanto e più della competenza tecnica che ci dice se e quando dobbiamo avere paura, se e quando e come dobbiamo agire per dissipare ogni rischio; ma anche per difendere un patrimonio come quello ambientale che non si reintegra, come si può dare a intendere a qualche anima bella, “sostituendo” maestosi cedri, olmi o platani perfettamente in salute con piante da vivaio.

Insegnano gli esperti che i grandi alberi, vetusti e maestosi, non sono sostituibili con il reimpianto, se non moltiplicandone per trenta (!) il numero. Al Prati la competenza di due esperti, a distanza di cinque anni, ci dice che le fronde dei cedri possono continuare a ombreggiare come dieci, quaranta, ottant’anni fa il cortile della nostra scuola, appena con qualche cautela: una manutenzione periodica, mai mancata e che a breve sarà ripetuta com’è doveroso per tutte le cose cui teniamo.

Ai nostri studenti dobbiamo questa lezione di ecologia: che non s’impartisce con l’ovvietà di parole attente all’ambiente, a costo zero, ma con la concretezza dell’agire a difesa di un patrimonio verde cittadino non reintegrabile. Perché poi gli studenti non mancano di sorprenderci per generosità e coraggio: nel 2019 la mobilitazione di centinaia di loro unì la scuola; lo stesso sta avvenendo nel 2024.

E ci commuove. Ritengo che abbiamo bisogno di eventi simbolici che manifestano una passione e un interesse sinceri dei giovani per l’ambiente in cui vivranno: provando al mondo adulto, talora meno coraggioso e più ipocrita, che la paura non è di essere travolti. Il rischio vero è di essere travolti dalla paura.

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Giovanni Ceschi
Docente al Liceo “Prati” di Trento

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