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LETTERE AL DIRETTORE

ON. SARA FERRARI (PD) * ENERGIA TRENTINO: «CENTRALI IDROELETTRICHE AL PUBBLICO, SCELTA STRATEGICA E URGENTE»

Scritto da
07.48 - martedì 2 luglio 2024

Gentile direttore Franceschi,

allego quanto oggi pubblicato sul quotidiano Il T, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

On. Sara Ferrari

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Nei giorni scorsi il segretario della CGIL provinciale ha sollecitato a mezzo stampa l’apertura di un largo dibattito pubblico sul futuro del Trentino e il sindaco del capoluogo gli ha fatto eco. Anch’io sottoscrivo questa esigenza e l’urgenza di decisioni di prospettiva. Il Trentino visto da fuori, da 600 km di distanza, dalla Capitale e dentro le dinamiche di relazione con le altre regioni e gli altri territori, non appare più come un sicuro modello di riferimento per politiche pubbliche innovative, strategiche, apripista, (lo sono ormai altre regioni del nord est, che ho potuto visitare in campagna elettorale per le elezioni europee), ma un luogo che si affanna nel quotidiano a mantenere gli standard di qualità, che ha raggiunto grazie alla lungimiranza creativa del passato, ma che oggi faticano ad essere confermati, per un contesto generale molto cambiato e una guida politica che pare non riuscire a stare al passo con questa evoluzione.

Il nostro territorio, la nostra comunità, vivono non di trasferimenti statali ma della valorizzazione delle proprie entrate fiscali, per gestire i molteplici aspetti della vita comunitaria e dei servizi pubblici che richiede.

Dagli ospedali alle scuole, alle strade, alla protezione civile, alla cultura, alla tutela dell’ambiente, alla mobilità, tutto viene garantito grazie alle tasse che qui vengono pagate. Ciò significa che c’è bisogno che le voci di entrata rimangano solide e possibilmente crescano, per poter investire in innovazione, nonostante le crisi internazionali e l’aumento dei costi generalizzati di prodotti e materie prime che si trovano ad affrontare le realtà produttive. Solide, certe e cospicue voci di entrata nel bilancio pubblico provinciale sono state in questi anni in particolare due: l’Autostrada del Brennero e le centrali idroelettriche.

Per quanto riguarda A22 non ci sono ancora certezze che la concessione, quindi la gestione di un’arteria così importante, che attraversa tutto il nostro territorio da nord a sud ed è collegamento strategico con l’Europa, possa restare in mano della società oggi a maggioranza pubblica che l’ha gestita finora, assicurando in questo modo le entrate e la tutela di un patrimonio pubblico. Non ho mai nascosto, insieme ai colleghi del partito democratico del Trentino, la mia convinzione che si dovesse insistere nella trasformazione di A22 in una società in house pubblica, ipotesi contemplata tra quelle autorizzate dall’Europa per gestire un bene pubblico.

Così non è stato, nonostante il lavoro portato avanti insieme alla allora ministra Paola De Micheli, per rendere possibile alla Provincia autonoma di Trento la gestione interamente pubblica insieme allo Stato di quella infrastruttura autostradale così invasiva e così remunerativa. L’operazione della giunta Fugatti è andata infatti in una direzione assai diversa, quella del partneriato pubblico privato, che deve affrontare ora una gara internazionale con un piano di investimenti e con costi che stanno lievitando vertiginosamente.

Per quanto riguarda invece l’altra voce di entrata, il nostro “oro bianco”, io stessa, insieme a qualche altro collega della nostra regione, ho provato a promuovere più volte in Parlamento il rinnovo delle concessioni idroelettriche in Italia, sulla scorta di quanto hanno fatto altri paesi europei, superando la norma comunitaria che negherebbe in realtà tale proroga.

Le nostre proposte sono sempre state respinte, perché il governo teme che questo possa compromettere il buon andamento degli accordi con l’UE sul PNRR. Inoltre l’eventuale proroga di queste concessioni aprirebbe a livello nazionale la questione delle concessioni balneari, che è in questo momento un tema assolutamente controverso. Ciò che in realtà caratterizza il Trentino rispetto alle altre regioni è che le nostre centrali idroelettriche sono a gestione pubblica, perché Dolomiti energia è società concessionaria a prevalenza pubblica e possiede la maggioranza delle quote azionarie.

Controllo pubblico che è essenziale mantenere anche con la ormai prossima riassegnazione delle concessioni. Dunque fino ad oggi autostrade del Brennero e centrali idroelettriche hanno generato un vantaggio prevalentemente pubblico. Ora però si aprono scenari di nuova privatizzazione, che è stata una scelta del passato, ma che oggi, in uno scenario completamente cambiato e conti alla mano, richiede un ripensamento. C’e ancora tempo, ma poco, per la possibilità che la Provincia eserciti la prelazione sull’acquisto della quota privata di Hydro Dolomiti, che è stata messa in vendita in questi giorni. Io spero vivamente e lo chiedo con forza a chi sta governando il nostro territorio per conto di tutti i cittadini e le cittadine, che il pubblico eserciti quella prelazione. Serve studiare la soluzione finanziaria che consenta oggi un piccolo azionariato diffuso di cittadinanza o la condivisione con gli enti locali.

Perché l’acqua e il suo sfruttamento sono beni collettivi, strategici non solo in termini energetici e di ricaduta sulle bollette elettriche, ma per tutto quello che significa oggi una risorsa così preziosa, in un territorio così fragile. Ci troviamo come comunità trentina ad un bivio rispetto al nostro futuro, in un momento cruciale per l’assunzione di decisioni che condizioneranno moltissimo il benessere di questa terra e dei suoi residenti nei prossimi anni. Queste sono le scelte di lungo periodo che la politica, quella che ha la responsabilità dell’autonomia, è chiamata ad assumere e questo è il momento.

Mi auguro vivamente che si apra subito un ragionamento comunitario sul nostro destino comune, perché si possa tornare ad essere un luogo di avanguardia, di sperimentazione, capace di crescere, anziché sedersi pericolosamente sugli allori e di riuscire anche con nuove scommesse sul futuro a trattenere i propri giovani, anziché vederli andare via. Se avremo garanzia di entrate certe per i servizi pubblici si potranno ancora sostenere le famiglie e le fragilità ed edificare nuove politiche che siano volano di nuova economia e sviluppo.

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