Egregio presidente,
nel settembre del 2014 Bruno Boz e Andrea Goltara, rispettivamente Presidente e Direttore del CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale), scrivevano nell’introduzione al dossier intitolato “L’energia ‘verde’ che fa male ai fiumi”: “negli ultimi anni il numero di domande per la realizzazione di nuove derivazioni e impianti idroelettrici (in genere di taglia piccola o molto piccola) è cresciuto in modo esponenziale in molte regioni italiane, con migliaia di richieste in fase di valutazione e migliaia di km di corsi d’acqua (di cui molti ancora in condizioni ecologiche elevate) che potrebbero essere a breve derivati.
Questo ‘nuovo periodo’ per l’idroelettrico è coinciso con uno dei passaggi più complessi in termini di pianificazione relativa ai corsi d’acqua, con tutti i problemi connessi ai gravi ritardi nell’implementazione della Direttiva 2000/60/CE e con il fatto che le azioni di mitigazione attuate sono ancora del tutto insufficienti con il conseguente rischio di procedimenti di infrazione”.
Purtroppo, negli ultimi sei anni e mezzo, lo scenario non è molto cambiato, neppure in Trentino.
Ne è dimostrazione il recente rilascio – da parte del Servizio Gestione Risorse Idriche ed Energetiche (A.P.R.I.E.) della Provincia autonoma di Trento (determinazione del dirigente n. 9 del 14 gennaio 2021) – della concessione (allegato 1) a un’azienda privata lombarda di derivare acqua dal torrente Noce in Val del Monte (nel comune catastale di Peio) a scopi idroelettrici, di cui parla oggi il quotidiano “l’Adige” (servizio a pagina 31).
Le sembra sostenibile, egregio presidente, autorizzare un prelievo d’acqua nel cuore delle Alpi, a circa 1440 metri sul livello del mare, non lontano dai confini del Parco Nazionale dello Stelvio, senza tra l’altro attivare la procedura di verifica di assoggettibilità a VIA, evitata solamente perché, in corso dell’istruttoria, è stato “suggerito” ai proponenti di ridurre nella proposta progettuale la portata massima di concessione?
Fa sorridere, o meglio, fa indignare, leggere nel provvedimento che “non sussistono prevalenti interessi pubblici ad un uso diverso dell’acqua rispetto a quello idroelettrico”.
Da sempre sono convinto che un bene pubblico, un bene comune, quale è l’acqua non dovrebbe essere oggetto di sfruttamento da parte dei privati, tanto più in un contesto fragile e prezioso del territorio alpino, quale la Val del Monte, a ridosso di una delle più grandi e importanti aree protette d’Europa.
Auspico che il neo Ministro per la Transizione ecologica della Repubblica Italiana prenda posizione su questa vicenda.
Distinti saluti.
*
dott. Salvatore Ferrari
ex-rappresentante titolare delle Associazioni di protezione ambientale (CIPRA Italia, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness e PAN – EPPAA)
nel Comitato provinciale di coordinamento e di indirizzo del Parco Nazionale dello Stelvio