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ASSESSORE PAT FAILONI RISPONDE A ZANELLA (PD) * CORPO FORESTALE PAT: «ARMI IN DOTAZIONE, PREVISTE ESERCITAZIONI ADEGUATE RISPETTO ALL’IMPIEGO»

Scritto da
09.16 - martedì 13 agosto 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Interrogazione: CORPO FORESTALE PROVINCIALE: PROBLEMATICHE RIGUARDANTI LE ARMI IN DOTAZIONE
Premesso che: nei mesi scorsi un’organizzazione sindacale ha portato all’attenzione dell’amministrazione provinciale alcune criticità – e conseguenti proposte di miglioramento – relative alla dotazione di armi del Corpo Forestale Provinciale, con possibili riverberi sulla sicurezza del personale e non solo;

pare che l’Amministrazione, nella figura del Comandante del Corpo Forestale provinciale, nonché dirigente del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna, abbia ritenuto di non dover fornire risposte, sostenendo che le questioni poste sono in fase avanzata di risoluzione senza però entrare nel merito, ritenendole comunque questioni non di interesse sindacale (la sicurezza sul lavoro!);

il servizio Foreste è certificato UNI EN ISO 14001 e UNI ISO 45001, marchi che attestano luoghi di lavoro sicuri e salubri, dove si prevengono lesioni e malattie correlate al lavoro e si migliorano in modo continuo le proprie prestazioni e dove si applica volontariamente, all’interno dell’organizzazione, un sistema che permette di garantire adeguato controllo riguardo la sicurezza e la salute dei lavoratori, oltre al rispetto delle norme vigenti;

pare, però, che all’interno della reperibilità faunistica, l’uso dell’arma lunga di reparto per l’abbattimento eutanasico di animali selvatici rappresenti la maggior fonte di stress e di rischio per l’operatore chiamato ad intervenire. I disagi e le perplessità rispetto alla sicurezza che molti operatori, soprattutto quelli di recente assunzione, manifestano nello svolgimento di questo particolare compito paiono legate a:

– MOLTEPLICI MODELLI DI CARABINE: armi di reparto utilizzate per la reperibilità forestale e faunistica che possono differire da una stazione forestale all’altra (carabina Voere, carabina Steyr Cal. 270, altra tipologia di carabina che verrà fornita prossimamente in sostituzione della carabina Bergara mod. Scout Cal. 308 recentemente ritirata per motivi di sicurezza). Le differenze possono essere anche molto significative in termini di funzionamento, ma le esercitazioni di tiro vengono fatte solo con l’arma di reparto della stazione di appartenenza. Questo può comportare difficoltà di utilizzo per il personale oggetto di mobilità, oltre che per quello in reperibilità, che può trovarsi a utilizzare l’arma di una Stazione Forestale diversa rispetto a quella di appartenenza, perché territorialmente più vicina al luogo per cui è richiesto l’intervento;
– ADDESTRAMENTO MINIMO: l’addestramento considerato insufficiente: con cadenza biennale si sparano 4 colpi con la carabina e 3 con il fucile calibro 12;

– CONDIZIONI CONTROLLATE DELL’ADDESTRAMENTO: l’addestramento all’arma di reparto avviene in condizioni totalmente diverse da quelle in cui l’operatore è chiamato ad intervenire. L’esercitazione biennale al poligono di tiro consiste nell’esplodere 4 colpi, a 100 metri di distanza, con condizioni di illuminazione ottimali, privi di distrazioni e con appoggi stabili stando seduti su uno sgabello. Gli interventi in reperibilità invece, riguardano quasi sempre abbattimenti a breve distanza, in condizioni di illuminazione scarsa o assente, esposti alle condizioni meteorologiche più disparate, con appoggi di fortuna o sparando a braccio, contro bersagli a terra o in movimento (seppur lento) in ambienti non sempre conosciuti;

– ASSENZA ACCESSORI PER SPARO NOTTURNO: le armi di reparto in dotazione sono sprovviste di accessori per lo sparo in scarsità/assenza di luce;

a queste considerazioni va aggiunto che gli interventi in reperibilità possono avvenire a qualsiasi ora della notte. L’operatore, svegliato in pieno sonno, deve arrivare velocemente sul posto per garantire supporto ed assistenza in contesti spesso sconosciuti. E’ evidente che la lucidità, in queste condizioni, non può essere la stessa che si ha durante l’esercitazione al poligono e se a questo si associa la ridotta manualità e confidenza con l’arma la probabilità di commettere errori che possono avere risvolti anche gravi, aumenta esponenzialmente;

a seguito delle criticità sopra esposte, nell’ottica di un miglioramento delle condizioni di sicurezza del personale, l’organizzazione sindacale di cui sopra ha portato all’attenzione dell’Amministrazione alcune proposte volte ad aumentare la confidenza degli operatori con le armi e a migliorare le condizioni di intervento, riducendo i rischi di commettere errori dovuti alla scarsa formazione:

– uniformare le dotazioni di armi di reparto in modo da avere un unico modello o, in alternativa, formare il personale per l’utilizzo di ogni modello disponibile;

– aumentare la frequenza delle esercitazioni ed il numero di colpi sparati;

– impostare le esercitazioni con modalità il più simili possibili alle condizioni reali di intervento, inserendo ad esempio il tiro “a braccio”, il tiro a bersaglio in movimento, il tiro con appoggi di fortuna, con scarsa illuminazione e in ambiente con ostacoli, aggiungendo alla formazione anche un modulo legato alle traiettorie ed ai rimbalzi/deviazioni dei proiettili e uno specifico per l’abbattimento eutanasico per formare il personale su dove colpire l’animale per provocare una morte rapida ed evitargli inutili sofferenze;

– valutare l’acquisto di accessori per lo sparo notturno da applicare ad una delle armi in dotazione ad ogni reparto periferico.

Considerato altresì che:
paiono esserci altre criticità rilevate dall’organizzazione sindacale tra i lavoratori relative alla custodia dell’arma in dotazione individuale, che pone sia problemi di sicurezza e che di responsabilità che potrebbero coinvolgere gli operatori, ma anche l’Amministrazione;

attualmente, fuori dall’orario di servizio, è possibile custodire l’arma in dotazione individuale (Beretta MOD. 84F – Cal. 9 Short), unicamente presso la dimora/abitazione del lavoratore dove può custodirla diligentemente (interpretazione degli articoli 4 e 6 del Regolamento in materia di armamento del personale del Corpo forestale della PAT e di altri strumenti di autodifesa, Decreto del Presidente della provincia 15 luglio 2009, n- 14-16/Leg);

l’armadio blindato, presente in ogni Stazione Forestale, del quale è responsabile il comandante di Stazione, è adibito al solo ricovero delle armi di reparto (carabina, fucile calibro 12 e ora Bear- spray), mentre per quanto riguarda l’armeria centrale del Servizio Foreste, sita a Trento, l’arma individuale puo’ essere depositata temporaneamente unicamente per perdita momentanea della qualifica di pubblica sicurezza, sospensione del rapporto di lavoro e tutte le volte in cui sia disposto con provvedimento motivato dell’Amministrazione o dell’Autorità competente ai sensi dell’art. 4 del citato Regolamento;
il Servizio Foreste quindi, attualmente non fornisce al dipendente alcuna soluzione alternativa alla custodia dell’arma presso la propria abitazione;

risulta da approfondimenti dell’organizzazione sindacale che la Polizia Locale e la Guardia di Finanza, abbia adottato una soluzione alternativa, che promuove tra i propri dipendenti. La soluzione che questi due corpi hanno adottato è semplice e poco onerosa e consiste nell’installazione, all’interno degli uffici, di cassette blindate personali ancorate al muro e quindi inamovibili dove i responsabili sono i singoli addetti, essendo gli unici possessori di chiave o codice o carta (a seconda del modello scelto);

la custodia obbligatoria dell’arma nell’abitazione, invece, espone il dipendente ai rischi molteplici di chi detiene soprattutto armi corte, e ci si chiede quali siano le ragioni di far assumere al dipendente un rischio e delle responsabilità che comportano anche pesanti risvolti penali, quando l’Amministrazione provinciale, con un investimento contenuto, potrebbe risolvere per tutti il problema elevando gli standard di sicurezza e diminuendo il rischio di incidenti:

la disponibilità continuativa di un’arma in un contesto sempre più stressante e fatto di relazioni complesse non è un auspicabile. L’alto numero di suicidi tra le forze di Polizia è una triste realtà (si veda l’indagine di cerchioblu – Osservatorio nazionale suicidi all’interno delle Forze dell’Ordine);

la maggior parte degli appartenenti al Corpo forestale provinciale è costituita da pendolari, buona parte dei quali affronta quotidianamente oltre due ore di viaggio per recarsi alla propria sede di servizio e per il ritorno a casa. Molti dipendenti, in particolar modo nel periodo estivo, durante il tragitto per recarsi al lavoro scelgono di indossare abiti civili, cosa che comporta ulteriori problemi per il dipendente che deve portare con sè la propria arma.

Il modo più sicuro per trasportarla è indossarla: questo comporta l’acquisto privato di fondine ascellari o posteriori che celino la stessa alla vista. Altre soluzioni come la custodia nel cruscotto dell’auto piuttosto che il bauletto della moto, il marsupio o lo zainetto non dovrebbero essere ammesse. La presenza dell’arma inoltre vincola il dipendente a dover tornare immediatamente presso la propria dimora per depositarla impedendo allo stesso una libertà di movimento pre o post-lavorativa: fermarsi a far la spesa, al bar, in piscina e via dicendo non è proprio agevole, per certe attività impossibile, indossando una pistola;

quando le Stazioni forestali sono dotate di foresteria emerge un’ulteriore problematica: dove custodire l’arma individuale in caso di pernottamento, visto che non si tratta della propria abitazione? Serve anche in questo caso individuare un ricovero idoneo per l’arma individuale al fine di non esporre l’operatore a sanzioni disciplinari legate alla non corretta custodia della stessa;

rispetto alla custodia dell’arma in dotazione individuale, l’organizzazione sindacale ha proposto una semplice ed economica soluzione che prevederebbe l’acquisto e successiva installazione di singole cassette blindate (120-150 euro l’una) presso le Stazioni forestali da parte dell’amministrazione provinciale. Tali cassette personali blindate sarebbero inamovibili ed ancorate al muro, e ciascun dipendente ne sarebbe singolarmente responsabile avendo in dotazione esclusiva la chiave o la carta d’accesso. Una cassetta blindata singola dove depositare l’arma di ordinanza in piena sicurezza e rispetto delle norme a fine turno;

detta proposta potrebbe portare notevoli benefici per il personale delle qualifiche forestali della PAT, in particolare quello che opera distante dalla Stazioni forestali d’appartenenza, soprattutto in termini di sicurezza collettiva evitando anche possibili responsabilità dell’Amministrazione provinciale in caso di incidenti di qualsiasi tipo.

Tutto ciò premesso:

CHIEDO AL PRESIDENTE E ALL’ASSESSORE ALLE FORESTE, CACCIA E PESCA

1. se siano al corrente delle problematiche esposte relative alla formazione/addestramento per l’utilizzo delle armi di reparto e relative alla custodia delle armi di dotazione personale del Corpo forestale;

2. se condividano l’analisi e quindi che le criticità sopra esposte rappresentino un problema di cui farsi carico;

3. quali soluzioni intendano adottare per risolvere le criticità esposte, in che tempi e, se già in elaborazione soluzioni, quali interventi si ha intenzione di realizzare e come si intende implementarli.

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

PAOLO ZANELLA Gruppo provinciale Partito Democratico del Trentino

 

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Risposta ad Interrogazione

Si corrisponde all’interrogazione a risposta scritta n. 94/XVII, presentata in data 22 gennaio 2024, in materia di armi in dotazione al personale del Corpo forestale, comunicando quanto segue. 1. Si premette che le esercitazioni di tiro somministrate al personale del Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento (CFT) sono state finora adeguate sia rispetto alla tipologia di armamento in dotazione che alle condizioni di impiego, tenendo peraltro conto che avvengono nell’ambito di un poligono di tiro, con le connesse condizioni da considerare.

Durante l’addestramento, viene dedicata particolare attenzione a richiamare tutti gli aspetti di sicurezza nella custodia e nel porto delle armi, prevedendo altresì uno specifico modulo di formazione volto ad introdurre il personale neo assunto nella conoscenza dei fondamenti di base del maneggio, porto ed impiego dell’armamento. Si è certamente a conoscenza che il Comando del Corpo sta perseguendo da tempo l’obiettivo di incrementare la professionalizzazione degli operatori e nel contempo la sicurezza nell’impiego delle armi, attraverso l’acquisizione di procedure sequenziali standardizzate, al fine di aumentare le capacità tecniche del personale anche in condizioni di stress.

Per quanto concerne la tipologia dell’armamento di reparto, in questi anni si è lavorato ad una graduale implementazione e sostituzione delle dotazioni in essere, al fine di avere in ciclo logistico (ad esclusione dell’armamento specifico per gli operatori della squadra emergenza) solamente armi lunghe a canna rigata con le stesse caratteristiche tecniche, con ciò raggiungendo progressivamente piena uniformità tra tutti i reparti del CFT. Tutto questo o processo è stato accompagnato da una formazione specifica, che ha coinvolto tutti gli operatori.

In questo contesto va altresì visto l’investimento formativo – che in precedenza non era stato possibile perfezionare con altre Forze di polizia – di alcuni appartenenti al Corpo, i quali nell’estate del 2023 hanno frequentato e superato apposito corso di specializzazione presso la Scuola di Perfezionamento al Tiro dell’Arma dei Carabinieri, secondo quanto previsto dal Protocollo d’intesa per la formazione di personale del Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento (CFT) – allievi forestali e personale in servizio – presso Istituti di formazione dell’Arma dei Carabinieri (Scuola Forestale Carabinieri e Scuola Carabinieri di perfezionamento al tiro), approvato dalla Giunta provinciale.

Per quanto concerne le modalità di custodia dell’arma corta in dotazione individuale per i fini di difesa personale, assegnata in via continuativa, queste derivano dal combinato disposto del D.P.R. 22 marzo 1974, n. 279 “Norme di attuazione dello statuto speciale per la regione Trentino – Alto Adige in materia di minime proprietà colturali, caccia e pesca, agricoltura e foreste” ed ulteriormente del D.P.P. 15 luglio 2009, n. 14-16/Leg “Regolamento in materia di armamento del personale del corpo forestale della Provincia autonoma di Trento”, basato a sua volta sui principi del Decreto Ministeriale 4 marzo 1987 n. 145 “Norme concernenti l’armamento degli appartenenti alla polizia municipale ai quali è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza” e su specifiche prescrizioni dell’Autorità di Pubblica Sicurezza.

Le misure di custodia delle armi in dotazione individuale in essere per altre organizzazioni con funzioni di polizia, per le quali l’assegnazione dell’arma agli operatori non è continuativa ma avviene di volta in volta sulla base dei servizi espletati, non possono essere ricondotte ad un mero armadietto di custodia individuale fissato al muro. Queste armi devono essere collocate in strutture dotate di armerie, cui è preposto un consegnatario, o in strutture presidiate costantemente e sorvegliate con vari sistemi di allarme e videosorveglianza, inseriti in un sistema coordinato. Tali misure non sono evidentemente replicabili a livello di quasi 50 articolazioni periferiche forestali.

2 e 3. Posto che in relazione al contesto sopra descritto non si ritiene di evidenziare la sussistenza di particolari criticità, va ulteriormente evidenziato che al conseguimento della specializzazione presso la Scuola di Perfezionamento al Tiro dell’Arma dei Carabinieri, il Comando del Corpo ha contestualmente avviato un processo di revisione delle esercitazioni di tiro da somministrare al personale, oramai ultimata, che avrà applicazione già nelle sessioni di tiro previste per il 2024. Il percorso formativo è costituito da moduli che tengono conto delle esigenze operative specifiche e concrete dei reparti del CFT.

Ulteriormente, l’addestramento e la scelta degli esercizi da somministrare al personale nel corso dell’anno avverrà in maniera dinamica e flessibile, sulla scorta delle reali necessità di impiego del materiale di armamento. L’approccio alle esercitazioni, sia per l’arma corta che per le armi lunghe, è caratterizzato da un solido apprendimento delle caratteristiche tecniche delle diverse armi in dotazione al CFT, delle procedure di sicurezza da eseguirsi sulle armi e dei controlli sul funzionamento, dei fondamentali del tiro, di modalità standardizzate d’esercitazione, delle modalità di impiego delle armi in connessione ai diversi contesti operativi e secondo procedure standardizzate apprese nelle esercitazioni, della risoluzione dei problemi tecnici più comuni durante le fasi di impiego dell’arma corta nonché di quelli più comuni durante le fasi di impiego delle armi lunghe. Si tratta di un processo che richiede, come è naturale, un continuo aggiornamento e messa a punto al fine di rendere sempre più elevato il livello di formazione e sicurezza in materia di dotazioni di armamento.

Colgo l’occasione per porgerVi i più cordiali saluti. –

Roberto Failoni –

 

 

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