(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Apprendiamo con sconcerto e stupore quanto accaduto alle lavoratrici e ai lavoratori delle Famiglie Cooperative trentine.
Lo scorso 22 marzo, dopo anni di retribuzioni bloccate (l’ultimo aumento risaliva a marzo 2018, salvo un micro adeguamento di aprile 2023), e a fronte di un’impennata dei prezzi che dall’autunno 2021 ha falcidiato il potere d’acquisto dei loro salari, finalmente lavoratrici e lavoratori del settore del Commercio, attraverso le proprie rappresentanze sindacali, hanno visto rinnovare il proprio Contratto Nazionale, con aumenti che solo a regime, nel 2027, e solo parzialmente, compenseranno l’enorme perdita subita a causa dell’inflazione.
Ebbene, di fronte a questa, seppur parziale, buona notizia, arrivata dopo ben 5 anni di contratto scaduto, cosa pensano di fare i vertici trentini delle Famiglie Cooperative?
Disdicono il contratto integrativo, abbassando le retribuzioni dei propri 1.800 dipendenti di circa 150 euro al mese.
Cosa avrebbe detto Don Guetti?
Cosa è rimasto dello spirito della Cooperazione trentina, nata proprio per evitare lo sfruttamento del lavoro e migliorare le condizioni di vita dei lavoratori?
Cosa è rimasto del legame delle Famiglie Cooperative col nostro territorio montano?
Durante il lockdown dovuto al Covid, lavoratrici e lavoratori dei negozi di alimentari dei paesi hanno garantito un servizio essenziale per le comunità, esponendosi a grossi rischi per la propria salute. Tutto dimenticato? Moltissimi di noi sono anche soci delle Famiglie Cooperative: cosa dobbiamo pensare di fronte a un atto così grave? La disdetta unilaterale di un contratto integrativo è già un atto gravissimo in sé, ma in quel contesto è persino ignobile.
Per queste ragioni
L’ASSEMBLEA GENERALE DELLA FIOM-CGIL DEL TRENTINO ESPRIME LA PROPRIA SOLIDARIETÀ E IL PROPRIO SOSTEGNO ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI DELLE FAMIGLIE COOPERATIVE TRENTINE NON ESCLUDENDO AZIONI CONCRETE A SOSTEGNO DELLA LORO VERTENZA