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GIANPIERO LUI * COMUNE ROVERETO (TN) – ELEZIONE PRESIDENTE CONSIGLIO: “ SPARTIZIONE DI POLTRONE, OCCASIONE MANCATA PER VALORIZZARE IL CIVICO CONSESSO”

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11.25 - sabato 29 giugno 2024

L’elezione del Presidente del Consiglio comunale rappresenta il primo, importante atto del nuovo civico consesso, e lo spettacolo andato in scena in occasione della prima seduta di mercoledì scorso non è stata certo edificante.

Dopo non aver trovato il tempo di contattare alcun esponente di minoranza per ben 16 giorni, chiedendo una interruzione del lavori del Consiglio per incontrare le minoranze, la sindaca Robol ha chiesto a queste di indicare un nome che fosse espressione di tutte le anime di minoranza. Dopo le opportune valutazioni il nome indicato è stato quello di Paolo Piccinni, che le minoranze hanno proposto in aula. Risultato? Nessuno dei consiglieri di maggioranza lo ha votato, solo schede bianche! Quindi è stata un’offerta di disponibilità al dialogo senza alcuna reale volontà di concedere questa carica alle minoranze.

Ancora più incredibile la scelta di continuare a votare “scheda bianca” anche alla seconda votazione (obbligatoria nella prima seduta), quando proprio il sottoscritto ha candidato alla presidenza Claudio Cemin, persona che conosco da 40 anni e che stimo, per uscire dall’ambiguità di uno stucchevole “tira e molla”, ben sapendo come tutti in sala “Valeriano Malfatti” che questo era l’accordo compensativo per “risarcire” Campobase del mancato secondo assessore. Perchè non sostenere già in quel momento Cemin quando il suo nominativo verrà comunque proposto nella seduta di martedì prossimo, quando basterà la maggioranza semplice (17 consiglieri) per eleggerlo? E’ stato davvero paradossale. Per paura di non raggiungere i 22 voti necessari avendone in ogni caso già 21 in cassaforte? Ma se era stato proprio un esponente di minoranza a proporlo! E comunque, a quel punto, la responsabilità del rinvio dell’elezione del presidente dell’aula alla seconda seduta, con conseguente aumento di costi sulle casse comunali (almeno 5.000-6.000 euro tra gettoni di presenza e costi di struttura), sarebbe ricaduta sulle spalle delle minoranze e non, com’è invece avvenuto, mercoledì su quelle della maggioranza sorda ad ogni proposta.

Ecco, forse sta proprio qui, sic et simpliciter, la ratio dell’astensione prolungata, osservata senza neppure una innocua ma dignitosa “diserzione” pur in presenza del voto segreto: da neofita della politica e del Consiglio comunale mi ero illuso di poter collaborare con gli altri consiglieri, di trovare convergenze su temi e proposte di interesse per la nostra città, pur nella diversità di ruolo e posizione. Invece sembra di capire che ogni proposta che arriva ed arriverà anche in futuro dai banchi dell’opposizione verrà non solo non votata ma neppure presa in considerazione. Inquietante anche l’assenza di qualsiasi intervento da parte di esponenti della maggioranza: solo silenzio per oltre due ore, al netto delle varie interruzioni.

La volontà della sindaca Robol e della sua maggioranza di far valere la forza dei numeri e del premio di maggioranza che la legge elettorale assegna ai vincitori (21 consiglieri sui 32 del civico consesso, anche oltre quel 60% dei consiglieri previsto in base ad un’opinabile interpretazione della Regione) per fare incetta di poltrone, lascia intravvedere una debolezza data dalla necessità di utilizzare anche la carica di Presidente del Consiglio comunale, una figura di garanzia per l’intero consiglio comunale e non certo una figura politica funzionale alla maggioranza, per accontentare le forze che compongono la sua coalizione, diretta conseguenza della scelta di portare in Giunta ben 4 esponenti del Pd su 8 (sindaca compresa), un fatto mai avvenuto nella storia recente della vita politica roveretana, escludendo le due liste civiche e concedendo a Campobase, il partito co-fondato da Francesco Valduga, che aveva scelto proprio Giulia Robol come sua vice ed erede designata, un solo assessore, Andrea Miniucchi, seppur con i gradi di vicesindaco.

La figura di Presidente del Consiglio comunale, proprio per la necessità che rivesta un ruolo di garanzia e di terzietà di tutti i consiglieri, è sempre stata scelta nelle file della minoranza, spesso destinato a profili di comprovata esperienza, equilibrio e conoscenza dei meccanismi di funzionamento del civico consesso. Fu soltanto in occasione delle ultime elezioni, nell’ottobre del 2020, che, per la prima volta, l’ex sindaco Francesco Valduga e la sua maggioranza scelsero Cristina Azzolini.

Questa prova di forza, che arriverà a compimento martedì prossimo, rappresenta un segnale davvero infausto di come la maggioranza intenda impostare la gestione dell’organo di massima espressione della vita democratica cittadina: far valere la forza dei numeri senza tenere in minima considerazione, né politica né personale, gli 11 consiglieri di minoranza, ai quali comunque è affidato il fondamentale ruolo di controllo e di vigilanza, a loro volta espressione di migliaia di elettrici ed elettori roveretani.

In assenza di commenti diretti, posso solo immaginare il disagio di quei consiglieri che in campagna elettorale, per alcuni gruppi durata mesi se non anni, hanno professato condivisione, democrazia partecipata, collaborazione e che, sono convinto, non si aspettavano di dover partecipare a queste manovre. Un’ultima considerazione: vediamo se martedì qualcuno avrà l’ardire di offrire alle minoranze la vicepresidenza del Consiglio comunale, sarebbe davvero clamoroso.

Davvero un inizio inglorioso della nuova consigliatura.

*
Gianpiero Lui
Consigliere comunale gruppo “Noi Rovereto”
Ex candidato Sindaco

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