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CONSULTA PROVINCIALE TRENTINA PER LA SALUTE * VILIOTTI, « MEDICINA DI EMERGENZA E TERRITORIALE, SERVE UNA VISIONE COMPLESSIVA»

Scritto da
15.30 - giovedì 8 agosto 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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La riorganizzazione della medicina di emergenza, a partire dal cambio di paradigma inerente i servizi di continuità assistenziale che vedranno un accesso esclusivo tramite chiamata alla centrale operativa e visite a domicilio, deve necessariamente coniugarsi con la riorganizzazione dei servizi di medicina territoriale prevista dal PNRR.

Forti sono le esigenze di decongestionamento dei Pronti Soccorso e di riduzione dei tempi delle visite specialistiche, parzialmente arginabili dando alle guardie mediche e altri profili sanitari maggiori strumenti diagnostici per la gestione delle prestazioni minori a bassa complessità clinica (codici bianchi e verdi), sul modello di quanto fatto, ad esempio, in Emilia Romagna, con la costituzione dei Centri di Assistenza e Urgenza (C.A.U.), che hanno consentito una riduzione della pressione sugli accessi del 15,5% per i codici bianchi e del 9% per i codici verdi già nei primi mesi di sperimentazione.

Altrettanto sentita, come emerge anche dal Report di Federconsumatori sul monitoraggio nazionale delle liste di attesa, è la necessità di rinforzare l’area dell’assistenza distrettuale, relativa alle prestazioni sociosanitarie a valenza sanitaria, nella quale si registra l’indicatore molto critico sui tempi di attesa (punteggio pari a 0) e un significativo peggioramento di quello relativo all’assistenza domiciliare.

La nuova ipotesi di riorganizzazione della continuità assistenziale annunciata dall’Assessore Tonina comporta un esame più attento della sua realizzabilità poiché, posto che il rinvio alla sola centrale operativa può rivelarsi non sufficiente, la collocazione del servizio presso le Case di Comunità non solo determina l’attesa di qualche anno, ma anche la diminuzione dei punti di accesso essendo 10 le strutture finanziate dai fondi europei mentre 21 sono i riferimenti di continuità assistenziale attuali, peraltro già diminuiti da 36 a 21 nel 2016 (la rinuncia ai presidi di salute può diventare rinuncia al diritto di salute).

Delle ulteriori 4 Case di Comunità, annunciate ieri, si deve trovare copertura finanziaria e valutarne la collocazione. Anche la collocazione del servizio presso gli Ospedali, seppur più facilmente realizzabile, comporta un netto calo di punti di accesso, essendo solamente 7, mentre coinvolgere le RSA significa auspicabilmente aprire ed affrontare compiutamente il tema della ridefinizione del ruolo delle stesse nella riorganizzazione della medicina territoriale.

La ridefinizione del modello organizzativo della continuità assistenziale non è quindi secondario e deve rispondere ad una visione complessiva di riorganizzazione sanitaria, coerente con la riforma della medicina territoriale prevista dal PNRR che già contempla questo servizio, cogliendo l’opportunità che il momento storico offre, in una logica di programmazione che non si limiti ad annunci per risolvere singole criticità.

Il PNRR (DM 77/2022), nel definire modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale, offre la straordinaria opportunità di riorganizzare e finanziare la medicina territoriale, creando strutture che consentano di collegare i servizi ospedalieri e territoriali, e di attuare l’integrazione sociosanitaria, concretizzata, nelle Case di Comunità, attraverso l’équipe dei professionisti sanitari, della rete dei servizi presenti sul territorio e della partecipazione strutturata della Comunità, al fine di generare salute individuale e collettiva “secondo un approccio One Health”.

Un approccio che abbraccia un concetto di salute non declinato nella sua sola accezione sanitaria, ma che ne considera i determinanti sociali, economici, ambientali e culturali che incidono sui cittadini di un territorio, prevedendo quindi la possibilità, e soprattutto la responsabilità, di creare benessere per la popolazione.

Un modello organizzativo integrato, multidisciplinare, di prossimità e di proattività, su cui deve basarsi, in particolare, la progettazione delle Case di Comunità hub che, per la loro funzione integrante, debbono mettere insieme, in rete, il sanitario, il sociale e le risorse della Comunità, secondo logiche di co-programmazione (partecipazione nella identificazione dei bisogni e delle priorità), co-progettazione (partecipazione nella progettazione dei percorsi di cura), co-erogazione (partecipazione nella gestione dei servizi), co-valutazione (partecipazione nella valutazione della rispondenza dei servizi).

Il Trentino già offre esempi virtuosi di integrazione sociosanitaria, uno su tutti è rappresentato dalla gestione partecipata della raccolta del sangue, il cui modello di gestione condivisa delle Unità di Raccolta tra APSS e Associazioni del dono del sangue, permette a pubblico e privato sociale – nel rispetto delle loro rispettive competenze e prerogative – di co-partecipare alla definizione degli obiettivi di raccolta e co-erogare servizi maggiormente aderenti ai bisogni di salute.

Per la riorganizzazione della medicina territoriale, serve coinvolgere, fin da subito, le rappresentanze del Terzo Settore e degli operatori di salute, per creare dei modelli non standardizzati ma realmente basati sulle risorse e sulle esigenze sociosanitarie dei singoli territori sui quali insisteranno le Case di Comunità.

Per agevolare questo processo di partecipazione e co-progettazione, le Consulte per la Salute e per il Sociale si stanno attivando per costituire congiuntamente un “Tavolo per l’integrazione sociosanitaria” al quale saranno invitati a partecipare Enti del Terzo Settore, APSS, Provincia, Ordini delle professioni sanitarie e rappresentanze degli Enti locali. *

 

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Presidente dott.ssa Elisa Viliotti

Consulta provinciale trentina per la Salute

 

 

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Consulta provinciale per la Salute (Organismo di rappresentanza delle Associazioni di volontariato Trentino).

Per Associazione di volontariato si intendono le Associazioni senza fini di lucro operanti a tutela del diritto alla salute e in ambito sanitario e socio-sanitario, che eseguono interventi di solidarietà, tutela e supporto anche di carattere assistenziali a titolo non oneroso nei confronti dei cittadini. La consulta provinciale per la salute esplica la sua attività CONSULTIVA, VALUTATIVA e PROPOSITIVA nei confronti dell’Assessorato e dell’Azienda sanitaria attraverso gli incontri in seduta plenaria o in gruppi ristretti di lavoro, nonché in incontri istituzionali e tecnici con gli stessi ed altri soggetti istituzionali e sociali.

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