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“LIBERALAPAROLA” E 6 ORGANIZZAZIONI SOCIALI TRENTINO * LETTERA AL PRESIDENTE FUGATTI: « A PARTIRE DAL 2019 L’ACCOGLIENZA DIFFUSA È STATA QUASI COMPLETAMENTE SMANTELLATA»

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13.35 - venerdì 24 maggio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Condividiamo la lettera aperta al Presidente della Provincia di Trento scritta da alcune realtà che si occupano della facilitazione dell’apprendimento dell’italiano con persone straniere.

LiberaLaParola Trento

 

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Signor Presidente della Provincia Maurizio Fugatti, gentile Cittadinanza,

settimana dopo settimana, ai nostri tavoli dove le persone siedono per conversare in italiano e imparare qualche parola in più, gli argomenti sono sempre più duri e urgenti. E noi, volontari e volontarie della Rete Italiano Trento, siamo sempre più increduli, esausti e arrabbiati.

Siamo increduli di fronte all’ennesimo episodio riportato dai giornali: dopo lo “Sgombero alle Albere” e i “Controlli all’alba alla residenza Fersina”, anche i “Minorenni difficili trasferiti a Trento nei container”. Non possiamo accettare che la prima soluzione individuata per dei ragazzi minorenni non sia stata un accompagnamento tutelato in un percorso educativo di crescita, ma l’essere spostati ed emarginati in un luogo periferico, senza le condizioni minime di inclusione sociale adeguate ad uno sviluppo personale e sociale positivo. Cosa ci si può aspettare dal confinare, in questo caso, dodici ragazzi adolescenti soli, con alle spalle storie personali e familiari dense e complesse in un prefabbricato ai margini della città?

Ci spaventa renderci conto di come la prima risposta alle problematiche sociali coincida, sempre più frequentemente e sistematicamente, con interventi autoritari e repressivi che vedono il coinvolgimento massiccio delle forze dell’ordine.

Siamo esausti perché, fino a qualche anno fa, l’intento delle realtà che fanno parte della Rete di Italiano era quello di supportare le persone migranti nell’apprendimento della lingua, aiutandole a consolidare quanto appreso nei percorsi formativi istituzionali. Quando questi, assieme ai servizi sanitari, psicologici e legali, sono stati tagliati, si è cercato di fornire alle persone migranti almeno gli strumenti per esprimere se stesse, per muoversi in maniera funzionale nella nostra società e per comprendere quanto accade attorno a loro.

Adesso che molte persone che frequentano i nostri corsi vivono in strada, hanno problemi di salute che non riescono a gestire e non sono inserite in alcun percorso di inclusione, spesso ci arrabattiamo per trovare un tetto ai più vulnerabili, accompagnare dal medico chi più ne ha bisogno, cercare un impiego per chi può lavorare. Come se non bastasse, una triste novità degli ultimi mesi riguarda la presenza di giovani donne e ragazze richiedenti asilo lasciate in strada per mancanza di posti nei percorsi d’accoglienza. E quando i problemi da affrontare sono questi, lo studio della lingua italiana rischia di passare in secondo piano.

Siamo arrabbiati perché questa non è la realtà in cui vogliamo vivere, così distante dal sistema di relazioni che ci impegniamo a costruire quotidianamente. Le persone che dormono sotto il ponte alle Albere, quelle che vivono forzatamente nella Residenza Fersina e quelle etichettate come “minorenni difficili” sono tutte individui con esperienze significative. Persone rese vulnerabili dalle condizioni sistemiche in cui vivono e cercano una propria dimensione umana e professionale, affrontando aspettative infrante e frustrate.

Siamo arrabbiati perché, a partire dal 2019, l’accoglienza diffusa è stata quasi completamente smantellata e i servizi dedicati alle persone migranti hanno iniziato ad essere ampiamente ridimensionati. Questo non ha scoraggiato le persone migranti a raggiungere il Trentino, le ha soltanto concentrate in città, allontanandole sempre di più dalla comunità locale e impedendone l’inclusione. A ciò va aggiunto che, mentre le tempistiche previste dalla legge per l’accesso a servizi o documenti vengono puntualmente disattese, quelle che impediscono di lavorare sono scrupolosamente rispettate e l’immobilità che ne deriva finisce per alimentare sconforto e disperazione, lasciando i più vulnerabili esposti a criminalità e situazioni critiche. Ed è evidente che in tale contesto i comportamenti scorretti di pochi individui possono facilmente innescare dinamiche difficili da gestire e recuperare.

Signor Presidente, ci rivolgiamo a Lei e a tutti i cittadini e le cittadine perché vogliamo che il repentino e destabilizzante trasferimento dei minori non accompagnati da San Vito a Trento possa rappresentare l’ultimo dei fallimenti dovuti a questa politica di smantellamento del sistema di accoglienza. Vi invitiamo a fermarvi a ragionare con noi su come l’aver ripetutamente disatteso le responsabilità in capo alle istituzioni e ai decisori politici abbia favorito la povertà educativa, sociale e comunitaria in cui ci troviamo.

Chiediamo con urgenza che si ricomincino a garantire corsi di italiano e percorsi di inclusione sociale (pensiamo a progetti di inserimento fra pari, soluzioni abitative stabili e dignitose, possibilità di formazione professionale e accesso al mercato del lavoro regolare, percorsi educativi per i giovani adulti, implementazione della rete di servizi…) che diano a tutte le persone la possibilità di partecipare alla vita comunitaria in un percorso di realizzazione personale e sociale positivo, da cui tutti possiamo trarre beneficio.
Nella speranza che, almeno per i dodici ragazzi recentemente trasferiti a Trento, sia già stato fatto.

 

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Libera la Parola Trento
Associazione Sant’Antonio Trento
Penny Wirton Trento
Volontari/e Fersina e Brennero
Conosciamoci in italiano – Associazione AMA Trento
Il Gioco degli Specchi
Scuola di Preparazione Sociale

 

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