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MEDIASET * RETEQUATTRO – “ZONA BIANCA”: FLAVIO BRIATORE: «TOTI HA TRASFORMATO LA LIGURIA FACENDO COSE STRAORDINARIE, LA MAGISTRATURA NON DEVE FARE POLITICA»

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19.57 - martedì 30 luglio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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«Quando dici la verità, la gente si incazza: è sempre così. Io non ho detto niente di straordinario. Non voglio entrare in polemica con nessuno. La Puglia è una Regione molto, molto bella, con cose straordinarie. Dico solo che dovrebbe avere un turismo un attimo più elevato. Dobbiamo, però, dare un servizio, se vogliamo avere questo turismo. Se vogliamo avere un turismo ad un certo livello, dobbiamo avere delle infrastrutture ad un certo livello». Queste le parole di Flavio Briatore, affidate ad un’intervista in onda domani, mercoledì 31 luglio, a Zona Bianca, programma di prima serata condotto su Retequattro da Giuseppe Brindisi.

L’imprenditore, il 17 luglio, aveva criticato gli imprenditori balneari pugliesi, colpevoli – a suo dire – di imporre ai turisti prezzi eccessivi per lettini, ombrelloni e spiagge: «Se la gente acquista il lettino a questi prezzi qui (60, 70, 80 euro al giorno, ndr), è un fatto commerciale: c’è una domanda e un’offerta. Io, vedendo certi filmati, dico solo che si può fare meglio».

Flavio Briatore, nel corso dell’intervista, ha poi replicato a Stefano Minerva, sindaco di Gallipoli, che lo ha accusato di criticare la Puglia dopo aver provato ad investire, senza successo, nel Salento. «Ha pensato di venire qui e fare le cose fuori dalle regole», ha detto Minerva, spiegando come l’imprenditore sia poi «stato bloccato». «Quel sindaco non è gradevole, perché io non vengo a fare le cose mie senza regole. Parlerò anche con gli avvocati di querelarlo quel sindaco lì. Gallipoli è l’esempio, quest’anno, di uno scandalo straordinario. Basta vedere i filmati di Gallipoli, con le macchine nella sabbia. Il sindaco, anziché parlare di Briatore, dovrebbe andare con la pala a spalare la sabbia per garantire alle macchine l’accesso al mare». Nessun livore, quindi, per la mancanza di attività nella Regione.

Una mancanza che Briatore ha spiegato con semplicità. «Non sono mai andato direttamente in Salento ad aprire niente, erano della licenze con gente locale, si è parlato di licenze e basta, non direttamente di investimenti fatti da noi». E, ancora: «Noi non abbiamo aperto a Gallipoli, ma a Saint-Tropez. Non abbiamo aperto a Lecce, ma a New York. Tutta questa polemica non serve. Dico solo che l’Italia, con i beni che ha, deve puntare ad un turismo alto. Dobbiamo avere un turismo che porti qualità a chi viene in Italia, dandogli dei servizi, e che lasci sul territorio dei soldi. In tutta Italia, non abbiamo un servizio adeguato ai prodotti che possiamo vendere. Noi vendiamo sottocosto», ha chiuso Briatore, che a “Zona Bianca” ha parlato anche del caso Toti.

L’imprenditore ha commentato le recenti dimissioni del Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e le parole del Ministro Carlo Nordio, che ha parlato di «sconfitta della democrazia». «Sono al 100% d’accordo con il Ministro Nordio: conosco bene la Liguria e conosco quello che Toti ha fatto in Liguria. La Liguria era una regione morta e Toti con il suo entusiasmo, coinvolgendo gente, è riuscito a trasformare Portofino in una gemma incredibile, a Ventimiglia – città di confine con un nome non sicuramente eclatante – abbiamo fatto delle cose stupende. Le parole di Nordio descrivono esattamente quello che è successo.

Adesso l’hanno fatto dimettere e vedremo cosa succederà: penso che tornerà in libertà, è una persona che non ha mai preso una lira per se stesso da nessuno. Questa è l’Italia. Si tratta di un ricatto di un Paese molto pericoloso: la giustizia fa quello che vuole, chiunque può essere vittima. Non capisco – non capiamo tutti quanti, compreso Nordio – quale sia il problema di Giovanni, cosa ha fatto: ha dimostrato che non ha preso una lira, che non c’è stata corruzione e lo tengono in galera finché non dà le dimissioni. Questo è un modo di far politica della magistratura, che invece non deve fare politica».

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