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UNIMPRESA * GREEN DEAL: «PER IL PREMIER MELONI È OBIETTIVO CONDIVISIBILE RIDURRE LE EMISSIONI INQUINANTI, MA VA PERSEGUITO CON BUON SENSO»

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07.07 - giovedì 27 giugno 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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«La necessità di rivedere il Green Deal e la direttiva sulle case green, sottolineata oggi dal premier Giorgia Meloni, rappresenta un passo significativo verso una transizione ecologica che sia economicamente sostenibile e socialmente equa. Il Presidente del consiglio ha messo in evidenza un principio fondamentale: proteggere la natura non deve escludere l’uomo, ma piuttosto integrarlo armoniosamente nel processo di cambiamento. Meloni ha sottolineato come l’attuale approccio alla decarbonizzazione, sebbene ambizioso, rischi di sacrificare intere filiere produttive e industriali, come quella dell’automotive, senza una valutazione pragmatica delle conseguenze economiche e sociali.

La posizione del Premier è chiara: ridurre le emissioni inquinanti è un obiettivo condivisibile, ma deve essere perseguito con buon senso e concretezza, sfruttando tutte le tecnologie disponibili e senza compromettere la sostenibilità economica delle imprese e la stabilità sociale». Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «L’importanza di evitare nuove dipendenze strategiche, come quella dal mercato cinese dell’elettrico, evidenzia la necessità di un’autonomia tecnologica ed economica dell’Europa. È fondamentale, in questo senso, la centralità del lavoro e della produzione europea nella transizione green. In merito alla direttiva sulle case green, il Premier ha giustamente evidenziato l’onerosità e la ravvicinatezza degli obiettivi imposti, soprattutto in un contesto di assenza di incentivi europei adeguati. L’Italia, gravata dalla situazione finanziaria generata dal super bonus 110%, necessita di una normativa che non aggravi ulteriormente i bilanci delle famiglie e delle imprese. Insomma, l’innovazione deve andare di pari passo con la sostenibilità economica e la giustizia sociale» osserva Ferrara.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, per quanto riguarda l’impatto sui settori produttivi, la transizione green, se mal gestita, potrebbe comportare la chiusura di stabilimenti e la perdita di posti di lavoro. Il settore dell’automotive, ad esempio, rappresenta circa il 6% del pil italiano e impiega direttamente o indirettamente oltre un milione di lavoratori. L’abbandono prematuro delle tecnologie a combustione interna potrebbe ridurre drasticamente questi numeri, generando una contrazione economica significativa. Quanto ai costi, l’adattamento degli edifici agli standard energetici previsti dalla direttiva sulle case green richiede investimenti rilevanti: si stima che per portare un’abitazione media italiana alle nuove classi energetiche siano necessari tra i 20.000 e i 40.000 euro.

Senza adeguati incentivi europei, molte famiglie potrebbero non essere in grado di sostenere tali spese, causando un impatto negativo sui consumi e, di conseguenza, sull’economia. Il super bonus 110%, pur avendo avuto effetti positivi sul settore delle costruzioni e sul miglioramento dell’efficienza energetica, ha creato una significativa voragine nei conti pubblici, stimata in oltre 10 miliardi di euro. Politiche future devono evitare di replicare tali errori, garantendo un equilibrio tra incentivi e sostenibilità fiscale. Pertanto, un approccio equilibrato alla transizione ecologica può generare benefici economici duraturi. L’investimento in tecnologie green e nella riqualificazione energetica degli edifici può creare nuovi posti di lavoro e stimolare l’innovazione. Ad esempio, si prevede che l’industria delle energie rinnovabili possa generare fino a 30.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, con un impatto positivo sul pil pari a circa 1,5 miliardi di euro annui.

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